Perché il M5s non può cacciare Lannutti

Al Senato numeri risicati per i gialloverdi. De Falco ricorre contro l'espulsione

Perché il M5s non può cacciare Lannutti

È la tarda sera di lunedì quando qualche parlamentare M5s dell'ala «ortodossa» comincia a chiedersi: «Perché Di Maio non espelle Lannutti adesso?». Risulta che il capo politico e vicepremier abbia anche valutato l'ipotesi. Alla fine, la reprimenda di Luigi Di Maio è arrivata, ma non c'è stata alcuna sanzione ufficiale per il tweet antisemita del senatore.

E dire che il polverone che si è alzato dopo la condivisione della vecchia bufala del «Protocollo dei Savi di Sion» è stato molto violento. Enrico Mentana ha scritto una lettera sul suo nuovo sito Open, rivolgendosi al vicepremier grillino: «Sarebbe secondo me importante che lei separasse i destini del suo movimento da quello di un vostro eletto, il senatore Lannutti, capace ancora ieri di citare il complotto ebraico mondiale dei Protocolli dei Savi di Sion, quella che il linguaggio del nostro tempo chiamerebbe la fake news più foriera di odio e morte della nostra storia».

La questione, però, rischia di finire nel dimenticatoio di fronte ai numeri di Palazzo Madama. Lì dove Lega e M5s contano attualmente 165 senatori, solo quattro voti sopra la maggioranza di 161. Un quadro che è destinato a peggiorare, nel caso venissero espulse Paola Nugnes ed Elena Fattori, le due senatrici per le quali la procedura disciplinare è ancora pendente. Ed è proprio su questo punto che si innesta la strategia dei «dissidenti». Nell'inner circle di Di Maio il ragionamento suona così: «Si considerano già fuori (Nugnes e Fattori, ndr), anzi cercano l'incidente per accelerare l'espulsione». Scenario che fa il paio con quanto raccolto da diverse fonti ex grilline, le quali riferiscono di contatti già avviati tra le due senatrici ribelli e alcuni legali, per studiare il ricorso da fare contro la cacciata dal M5s.

Ricorso che è partito per quanto riguarda il senatore Gregorio De Falco, assistito dall'avvocato Lorenzo Borrè, «bestia nera» del Movimento in vari processi. Come anticipato dal Giornale, il legale contesta l'inserimento del vincolo di mandato nello Statuto di un partito, con tanto di penale per chi viene espulso. «Espellere un parlamentare sul presupposto della violazione episodica di un vincolo vietato dalla Costituzione - dice Borrè all'Adnkronos - esula da una visione democratica e improntata ai diritti costituzionali». Tra i motivi per cui il provvedimento sarebbe illegittimo, scritti nell'atto di citazione, anche i dubbi sulla nomina del collegio dei probiviri. Il consigliere regionale veneto Jacopo Berti è stato scelto in sostituzione della deputata Paola Carinelli, con una consultazione online tra una rosa di tre nomi, mentre secondo l'avvocato lo Statuto del M5s «prescrive che la scelta avvenga tra una rosa di almeno cinque candidati». Inoltre Borrè nota come altri parlamentari siano stati assenti alle votazioni o abbiano votato in difformità dal gruppo, senza per questo essere espulsi.

Con

l'espulsione di Nugnes e Fattori che appare scontata e in odore di ricorso, al Senato il governo ha due voti di maggioranza. E un Lannutti «furioso», più altri dissidenti in fibrillazione, potrebbe provocare un clamoroso showdown.

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