
In parte chiarisce, in parte aggiunge nuovi dubbi. Perché se l'esito dell'autopsia sul corpo di Alex Marangon - il giovane di 25 anni di Marcon (Venezia) il cui corpo privo di vita fu ritrovato lo scorso 29 luglio sul greto del Piave a Vidor dove stava partecipando ad un rito sciamanico in un'abbazia - è compatibile con l'ipotesi del suicidio per precipitazione, sul cadavere sono stati trovati segni di un possibile pestaggio. Sul volto e sul torace del ragazzo, secondo il medico legale, ci sarebbero segni di contusioni precedenti, arrecate da terzi prima della caduta dall'alto. Il 25enne, dunque, potrebbe essere stato coinvolto in una colluttazione prima di morire. E questo allontanerebbe la tesi della volontarietà del fatto, mai esclusa da chi indaga e mai accettata dai familiari. Che anche adesso, dopo il deposito della consulenza del medico legale Alberto Furlanetto, ritengono impossibile: «Alex non si è suicidato, trovare un corpo ai piedi di un dirupo non consente alcun automatismo valutativo», sostiene Stefano Tigani, che assiste la famiglia.
«Riteniamo opportuno segnalare - osserva l'avvocato - che lo stesso pm segnala l'esistenza (ieri come oggi) di consistenti dubbi sul quadro lesivo riscontrato in sede autoptica». Lesioni ritenute incompatibili con una caduta tra rami e foglie. Pur propendendo per il suicidio, il perito non esclude che prima di morire cadendo da una terrazzamento alto più di dieci metri, sul greto del Piave, nei pressi dell'abbazia di Santa Bona, Alex sia stato percosso al volto e al costato. Non si può escludere che le lesioni cutanee al volto e la frattura costale sinistra siano state determinate dalla caduta, ma neppure che siano l'esito di un calcio. Dubbi che adesso sarà la Procura di Treviso a dover chiarire. Sulle cause della morte, invece, non sembrano esserci dubbi: è stata determinata da insufficienza cardiorespiratoria acuta terminale, conseguente a un violento trauma cranico dopo la caduta nell'alveo del fiume.
Precipitando oltre il parapetto della terrazza belvedere, dopo essere stato visto da numerosi testimoni in condizioni psicofisiche alterate, Alex avrebbe ripetutamente urtato contro i rami degli alberi posti lungo il dirupo sottostante, riportando la ferita al fianco sinistro e le contusioni multiple al volto, alle spalle e alla schiena. Poi sarebbe rimasto agonizzante sul bagnasciuga per venti minuti-mezz'ora. «Le lesioni cutanee contuse ed abrase del tronco come pure la ferita al fianco sinistro potrebbero anche essere state prodotte in altro modo, ma l'azione lesiva dei rami appare francamente la più verosimile», scrive il medico legale. Durante la serata, nel corso della quale si stava tenendo un rito sciamanico alla presenza di due curanderos colombiani, sarebbero state consumate droghe e sostanze derivanti da piante allucinogene. Il giovane sarebbe stato visto allontanarsi verso una macchia di vegetazione, per poi non ritornare più.
Ventisette ore dopo la caduta il corpo di Alex era ancora sotto la terrazza dell'abbazia, come confermato in un secondo momento - in fase si analisi dettagliata delle immagini - dalle riprese effettuate dai droni dei vigili del fuoco.
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