Ha dribblato le domande dei cronisti. Ha buttato la palla in tribuna. Anzi, ha passato il pallone ardente nelle mani di Partito democratico e Movimento 5 Stelle. La mossa di Matteo Renzi ha delle finalità chiarissime: scaricare (nuovamente) le responsabilità decisionali sugli ex alleati e spaccare i loro gruppi. Io non pongo veti su nessuno ma devono chiarire se gli altri li hanno messi su di noi, è il suo ragionamento. Intanto il leader di Italia Viva sta riuscendo già nel suo intento: i grillini si sono spaccati sull'ipotesi di una ricucitura con il gruppo politico che più di 2 settimane fa ha ritirato la delegazione innescando lo stallo politico che ha portato alle dimissioni del premier Giuseppe Conte.
In realtà Iv, nel corso delle consultazioni con il capo dello Stato Sergio Mattarella, ha messo sul tavolo una condizione: no all'incarico all'avvocato ora, sì a un mandato esplorativo a una figura istituzionale (magari al presidente della Camera Roberto Fico). Dai vertici 5S è forte la tentazione di tornare con l'ex sindaco di Firenze, ma le speranze dei big devono fare i conti con la durissima presa di posizione dell'ala intransigente. Che ha espresso una tesi che può essere così riassunta: o Conte premier o per noi ci sono le elezioni. Non ci sono dubbi sul fatto che oggi la delegazone dei 5 Stelle porterà al Colle il nome di Giuseppi. Il problema è che prima o poi dovranno posizionarsi ufficialmente sulla questione Renzi. Qui i giochi si complicano: la frattura nel gruppo potrebbe farsi sempre più significativa e portare alla rottura.
Le reazioni dei 5S
Il perimetro della nuova maggioranza andrà allargato ancora a Italia Viva o si sceglierà la strada della coerenza? Va ricordato che Luigi Di Maio il 14 gennaio aveva dichiarato senza mezzi termini: "L'Italia rischia di essere macchiata in modo indelebile da un gesto che considero irresponsabile e che, come avevo anticipato, divide definitivamente le nostre strade". Il reggente Vito Crimi, in maniera stizzita, aveva sottolineato a gran voce: "Allora lo ribadisco, a scanso di ogni equivoco: per il Movimento non ci sono margini per ricucire con Renzi, la porta è definitivamente chiusa". La domanda sorge spontanea: come mai da ieri sera non è ancora stato diramato un comunicato per sbattere definitivamente la porta in faccia al fondatore di Iv?
Nell'assemblea congiunta di martedì notte il nodo non è stato sciolto, ma è emersa la tesi di alcuni secondo cui sarebbe necessario mettere da parte i personalismi e riappacificare con Italia Viva per evitare le elezioni. Eppure la via del voto è stata tracciata da una truppa grillina che si è sfogata nelle chat: "È più dannoso del Covid"; "Ma tu guarda che arrogante"; "Non voglio nemmeno vederlo". Qualcuno addirittura, riporta l'Adnkronos, è arrivato a minacciare l'uscita dal Movimento: "Se la maggioranza prevede Iv io non ci sto e se Iv non vuole Conte andiamo a votare".
Sulla stessa scia i volti noti del M5S. Sta ricevendo sempre più apprezzamenti il post di Paola Taverna che sostanzialmente ha espresso un concetto privo di circonlocuzioni: se non vi sarà convergenza sul nome di Conte, "non resterà che rimettersi anticipatamente al voto popolare". Nei giorni scorsi Alessandro Di Battista ha definito Renzi "il puparo di pezzi di establishment", avvertendo che l'esecutivo sarebbe debole dopo un suo ritorno.
Anche Barbara Lezzi non ha escluso la strada delle urne: "Se prevarrà l'egoismo, il M5S deve sfilarsi da qualsiasi altra soluzione che non veda Conte alla guida e Renzi fuori. Nessun governo istituzionale, nessun governo tecnico per il M5S. In questo modo, non resterebbero che le elezioni delle quali ha piena responsabilità Renzi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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