In vista dell’offensiva politica sull’immigrazione volta a cancellare buona parte delle norme volute da Salvini, negli ambienti del governo giallorosso si inizia a pensare a come ridare “fiato” al settore dell’accoglienza.
La diminuzione degli sbarchi tra il 2018 ed il 2019, nonché la diminuzione della spesa per migrante da 35 a 21 – 26 Euro decretata durante il governo Conte I, ha creato un netto ridimensionamento nel business dell’accoglienza. Molti centri sono stati chiusi, molte strutture “declassate”, molti bandi delle prefetture sono andati deserti.
In poche parole, le società e le cooperative che tra il 2014 ed il 2017, anni di maggior emergenza sul fronte migratorio, hanno lavorato nell’ambito dell’accoglienza, oggi non vedono più questo settore come redditizio.
Ed allora, ecco che la maggioranza giallorossa vuole correre ai ripari. In questi primi mesi di governo Conte II, sul fronte migratorio l’esecutivo si è mosso navigando a vista e non esaltando troppo la discontinuità rispetto all’era Salvini. Anche perché, sotto il profilo meramente elettorale, con le regionali in Umbria ed Emilia alle porte questo poteva significare effetti ancor più deleteri.
Ma in caso di successo in Emilia del Pd, allora sono già pronte diverse iniziative volte a demolire le norme volute dalla Lega nell’ambito del governo Conte I. Dalla cancellazione dei decreti sicurezza, passando per lo Ius Culturae, da giorno 27 potrebbero essere tante le offensive in tal senso.
E si sta intervenendo, come detto, anche sul settore dell’accoglienza. Così come scritto nei giorni scorsi sul Giornale da Antonella Aldrighetti, dal Viminale è partito uno studio volto a rintracciare quelli che possono essere gli standard sui costi dell’accoglienza. Uno studio peraltro assegnato, come rivelato dall’articolo sopra accennato, ad una Rti (Raggruppamento Temporaneo di Imprese) vicina ad ambienti del Pd per un importo di quasi tre milioni di Euro.
Un modo, è il sospetto di molti, per poter ufficializzare il fatto che per l’accoglienza 21 Euro al giorno da parte del governo sono pochi ed è invece necessario riportare la spesa a 35 Euro giornaliere, come avveniva fino al 2018. Ripristinare la situazione antecedente alla riforma voluta da Salvini, significherebbe permettere di far intravedere più ampi margini di guadagno a chi riuscirà ad aggiudicarsi i futuri appalti.
Perché, in fin dei conti, era forse soprattutto questo il problema relativo al disinteresse su molte nuove o vecchie strutture rimaste senza gestori. Senza margini di profitto si è diventati improvvisamente meno buoni e meno dediti a lezioni di umanità. La macchina dunque, secondo la volontà politica dell’attuale maggioranza, deve essere rimessa in moto.
E nel frattempo, molti fondi si stanno ricominciando a spendere sul fronte della ristrutturazione e dell’adeguamento di alcune delle più importanti strutture. A Lampedusa ad esempio sono in corsi lavori di recupero di alcune parti del locale hotspot, per un importo di quasi un milione e mezzo di Euro.
Qui il ministro Lamorgese ha intenzione di andare oltre, predisponendo un progetto di ampliamento della struttura in grado di avere al suo interno più degli attuali 96 posti letto.Il quadro è dunque chiaro: l’accoglienza, secondo l’attuale maggioranza, deve tornare ad essere un affare.
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