Manovra, Pnrr, gas. Ora Meloni teme l’assedio dell’Ue e silenzia lo scontro: no alle provocazioni

La premier: Parigi attacca per ragioni interne. Italia isolata sull’energia. Piantedosi: "Con l’Eliseo rapporti buonissimi, non c’è nulla da chiarire"

Manovra, Pnrr, gas. Ora Meloni teme l’assedio dell’Ue e silenzia lo scontro: no alle provocazioni

Quando poco dopo l'ora di pranzo rimbalza da Bruxelles l'ennesimo affondo della Francia contro il governo italiano, a Palazzo Chigi nessuno è sorpreso più di tanto. Che il dialogo tra Roma e Parigi stia vivendo un momento di grande tensione, infatti, non è un mistero. E anche la Rappresentanza italiana a Bruxelles aveva avuto segnali eloquenti sul fatto che il Consiglio Ue dei ministri dell'Interno non sarebbe stato un momento di grande distensione. Certo, magari c'era la speranza di evitare lo scontro frontale, che invece il francese Gerald Darmanin ha cercato scientificamente, puntando platealmente il dito contro l'Italia. «Se Roma non prende le navi e non accetta la legge del porto più sicuro - affonda il ministro dell'Interno a favore di telecamere - non c'è motivo che i Paesi che fanno i ricollocamenti siano Francia e Germania».

Insomma, un colpo a freddo. Peraltro sparato prima dell'inizio del Consiglio straordinario Ue degli Affari interni dedicato ai migranti e alla rotta del Mediterraneo centrale. Colpo a cui il governo italiano decide di non replicare. Giorgia Meloni, infatti, vuole evitare un nuovo muro contro muro con Parigi, ben consapevole che nelle settimane a venire sono troppi i dossier sui quali l'Italia ha bisogno di avere una sponda a Bruxelles. Sostegno che in Europa è difficile ottenere se c'è l'ostilità di Paesi come la Francia o la Germania. Che, nonostante le distanze, sul tavolo europeo continueranno a giocare sempre di sponda, come dimostra non solo il fatto che Darmanin chiami esplicitamente in causa Berlino, ma pure l'accordo di sostegno reciproco sull'energia siglato ieri dal governo francese e da quello tedesco (guarda caso all'indomani della bocciatura del piano sul price cap, per il quale molto si era spesa l'Italia in questi mesi).

Ecco perché la presidente del Consiglio predica cautela, come già aveva fatto nelle scorse settimane. Cadere in quella che viene considerata una provocazione, sarebbe infatti un errore. Così, qualche ora dopo l'affondo di Darmanin, Matteo Piantedosi si presenta a favore di telecamere e si dice «soddisfatto» dalla riunione di Bruxelles. «Ho stretto la mano e salutato tutti i partecipanti e ho registrato da parte di tutti cordialità e condivisione», spiega il ministro dell'Interno. Insomma, con la Francia «i rapporti sono normalissimi e buonissimi» e «non c'era necessità di alcun confronto». Il tentativo dell'Italia, dunque, è quello di spegnere l'incendio, nonostante a Bruxelles la delegazione francese continui a lasciar filtrare una decisa irritazione sul tema migranti e Ong. Non è un caso che nei giorni scorsi Meloni abbia invitato gli esponenti di governo a non criminalizzare le organizzazioni non governative, proprio per evitare il riaccendersi di ulteriori frizioni con i partner europei.

D'altra parte, nelle prossime settimane la vera priorità del governo italiano sono la manovra e il Pnrr. Sul primo fronte, è già iniziata l'interlocuzione tra Palazzo Chigi, il Mef e Bruxelles. E il fatto che ci siano 16 miliardi di coperture sotto una generica voce «altro» pare che abbia già sollevato qualche perplessità. Sul secondo fronte, invece, è probabile che il ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto, cerchi di far valere i suoi ottimi rapporti con i vertici delle istituzioni comunitarie per trattare qualche proroga sugli obiettivi del primo semestre 2023. Infine c'è il tema energia e gas e, collegato, quello del caro bollette.

Tutti versanti su cui sarà più facile muoversi in Europa senza un clima di conflittualità sullo sfondo. Senza contare che, per una ragione evidentemente stagionale, l'emergenza sbarchi va scemando e non se ne ricomincerà a parlare prima di marzo-aprile.

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