"Il Pil crescerà dell'1%. Giorgetti non sbaglia"

Il sottosegretario Freni rassicura: "Nel Def il debito sarà sotto controllo, ma il Superbonus ci costa più del Pnrr"

"Il Pil crescerà dell'1%. Giorgetti non sbaglia"
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«Siamo lì, attorno all'1%, mentre la dinamica del rapporto debito/Pil certamente resterà sotto il 140%». Il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, al Forum Ambrosetti di Cernobbio ieri ha confermato che il Def, che sarà varato martedì prossimo, «non si discosterà molto da quelle che sono già state le previsioni del governo nella Nadef». La fiducia è massima. «Mi permetto di dire che raramente il Mef ha sbagliato i conti negli ultimi anni», ha aggiunto Freni.

Resta, tuttavia, un'incognita. La spesa per il Superbonus, ha sottolineato, «è di oltre 200 miliardi, siamo certamente sopra i 210 miliardi di euro, la cifra esatta ancora non c'è, ma non possiamo ignorare che abbiamo speso per i bonus molto più di quello che spenderemo per il Pnrr, ed è sempre debito». Il sottosegretario ha precisato che «non ci sono preoccupazioni particolari» per il rapporto deficit/Pil, anche se «stiamo aspettando i conteggi definitivi di tutti i bonus edilizi». Secondo Freni, non bisogna gettare «la croce a un bonus piuttosto che all'altro, stiamo aspettando i conteggi definitivi che ovviamente, visto che si tratta di grandezze importanti, influenzano i conti dello Stato».

La relativa tranquillità del sottosegretario non è ingiustificata se si guarda al fatto che il +0,6% di crescita del Pil 2024 diventa un +0,8% se corretto per gli effetti di calendario e, dunque, non molto distante dal +1% che il governo dovrebbe scrivere nel Def. Il target potrebbe essere centrato per effetto della spesa dei fondi Pnrr che si concentrerà proprio nel periodo 2024-2026 (anche se si spera in un prolungamento fino al 2028 del programma per consentire di terminare tutti i progetti) e, dunque, dovrebbe portare qualche decimale di crescita in più anche quest'anno.

Il medesimo discorso si può replicare per il rapporto deficit/Pil: lo stop alle cessioni dei crediti e agli sconti in fattura legati al Superbonus 110% potrebbe consentire di «scaricare» sul 2023 quello che si è effettivamente speso, mentre negli anni seguenti rimarrebbero le sole detrazioni d'imposta che si esauriscono in dieci anni. Non è, pertanto, peregrina l'ipotesi di un deficit/Pil 2023 che dal 7,2% dell'ultima stima Istat cresca ulteriormente in fase di definizione dei conti pubblici (magari avvicinandosi all'8%) scendendo attorno al 4,3% previsto dalla Nadef per quest'anno o superandolo di uno o due decimi di Pil. In questa prospettiva la sostenibilità dei conti sarebbe garantita (anche se la procedura di infrazioni è ormai inevitabile) e il percorso di aggiustamento sarebbe meno aspro.

«Si scala la montagna del Def, si scala esattamente come si scalano tutte le altre montagne, cioè con le scarpe giuste, con tutto l'armamentario giusto», ha concluso Freni rilevando come la legge di Bilancio 2024 valesse «circa 25 miliardi, la

spesa per interessi circa 80 miliardi» Per questo motivo «è centrale ridurre la spesa per interessi e quindi il debito», mettendo in campo «politiche di bilancio che abbiano come coefficiente primario la responsabilità».

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