Il Pil crolla del 12,4%. Gualtieri ottimista ma la ripresa è lontana

Persi 50 miliardi in tre mesi per il lockdown Mai così male dal '95, in rosso tutta l'Europa

Il Pil crolla del 12,4%. Gualtieri ottimista ma la ripresa è lontana

Un crollo del Pil atteso, in linea con quelli registrati in Europa e negli Stati uniti. Per alcuni si tratta addirittura di un dato meno grave del previsto. Resta il fatto che la recessione italiana e quella delle economie più vicine alla nostra sono un'ipoteca sulla attesissima ripresa «a V», cioè su un rimbalzo dell'economia dopo le ristrettezze causate dalla pandemia dal Covid e dal lockdown.

Secondo l'Istat, tra aprile e giugno il Pil è diminuito del 12,4% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% rispetto allo stesso intervallo di tempo del 2019.

Sintesi di «una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi». Frena la domanda interna e quella estera. Il dato acquisito per l'anno è del -14,3%. Una contrazione «senza precedenti» del prodotto, pari a 50,289 miliardi rispetto ai primi tre mesi dell'anno. Il valore complessivo della ricchezza prodotta nel secondo trimestre è il minimo dal primo trimestre 1995.

Non è andata meglio alle altre economie avanzate. Giovedì il dato sul Pil degli Stati Uniti (-32,9%), ieri la serie Eurostat, con il meno 12,1% congiunturale nell'area euro e l'11,9% dell'Unione europea (su base annuale meno 15% in Eurolandia e meno 14,4% nell'intera Ue).

Male la Germania, che ha raggiunto il - 10,1% su base congiunturale, - 11,7% su base annua. Perdita meno accentuata dell'Italia, ma si tratta del dato peggiore dal 1970. La Francia ha subito una contrazione del 13,8% congiunturale. Male, ma un po' meglio del -15% atteso.

Uno scenario pessimo per un'economia come quella italiana, basata sulle esportazioni. A detta di molti analisti sta sfumando la prospettiva di una ripresa veloce, trainata dalle aziende che ricostituiscono le scorte ed evadono ordini bloccati duranti i mesi più duri dell'epidemia. Il dato sul Pil dell'Italia «non è peggiore di quanto fosse previsto», è anzi migliore di quello di altri Paesi europei. Ma «è chiaro che non ci sarà una ripresa a V, ha spiegato l'economista Carlo Cottarelli. Possibile quindi una ripresa a U, tempi lenti .

Niente di non previsto per il governo. Per il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri le stime Istat «pur negative» indicano una flessione «meno grave di quanto atteso dalla maggior parte delle previsioni (la stima media era di un ribasso superiore al 15%) e pari a quasi la metà del calo atteso dalle previsioni più negative».

Per Lucio Poma di Nomisma «ci sono comparti che stanno procedendo bene e talune imprese crescono anche in quei settori che in termini aggregati crollano».

La speranza è che a fine anno il Pil cali sotto i 10 punti percentuali. Il Centro studi Confindustria ha tagliato la stima di fine anno a -11% ma conferma un miglioramento per il terzo trimestre, per ora testimoniato da un aumento della produzione industriale del 7,5% in luglio su giugno.

L'Inflazione è ancora negativa, (a luglio -0,1% per il terzo mese di fila sempre secondo le stime Istat) e ci sono segnali positivi dalle vendite.

A giugno quella al dettaglio aumenterebbe del 2,1% in valore e del 12,5% in volume.

Un parziale ritorno alla normalità anche se, segnala Confcommercio, la complessiva gravità della dinamica dei consumi è la distanza di quasi 10 punti percentuali dai livelli dello stesso periodo del 2019. La normalità non tornerà nel breve termine.

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