Al ministero dell'Economia tirano un respiro di sollievo. Non per i dati corretti sul Pil, disastrosi, ma per quelli sulle entrate fiscali. Ad agosto non c'è stato il crollo dei versamenti delle imposte temuto dai commercialisti e, ancora di più, dal governo.
Gli italiani hanno pagato le tasse su una ricchezza che si assottiglia sempre più, come dimostra l'ultimo aggiornamento dell'Istat sul secondo trimestre.
La stima sul Pil è stata rivista al ribasso: il calo è stato pari al 12,8% rispetto al trimestre precedente e al 17,7% rispetto all'anno scorso. Le precedenti previsioni , che risalgono a luglio, erano del 12,4% e 17,3%.
Male tutte le componenti interne: consumi, investimenti e persino le scorte, che in teoria almeno a partire da giugno avrebbero dovuto cambiare segno. Tra le componenti che fanno arretrare il Pil c'è anche il lavoro, in «marcata riduzione» per quanto riguarda le ore lavorate, un po' meglio sul numero dei lavoratori impegnati.
In questo scenario, il ministero dell'Economia si è affrettato a diffondere i dati sulle entrate tributarie di agosto. I dati provvisori «mostrano un andamento superiore alle attese e una situazione complessiva in via di miglioramento per l'economia italiana». Le entrate sono aumentate del 9% rispetto all'anno scorso, quando ancora non era scoppiata la pandemia.
Dichiarazione dalla quale emerge il sollievo del dicastero, in particolare in relazione ai versamenti del 20 agosto sui quali i timori erano molti.
Il ministro Roberto Gualtieri (nella foto) anche ieri si è detto sicuro di un rimbalzo del Pil a partire dal terzo trimestre, basando la sua argomentazione proprio sui dati relativi alle entrate fiscali.
Il dato delle entrate, sostenuto dal buon andamento dell'Irpef e dell'Ires versate in autoliquidazione, si aggiunge «ad altre evidenze che ci consentono di auspicare un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre, dopo la caduta del secondo trimestre confermata dai dati odierni dell'Istat che apportano alla precedente stima una revisione molto contenuta».
Gli altri dati che fanno ben sperare il ministro sono i consumi interni di luglio e agosto che «si sono riavvicinati ai livelli pre-crisi, anche oltrepassandoli in alcune componenti ad agosto». Poi «gli ordinativi e le aspettative delle imprese, pur rimanendo inferiori al normale, sono ulteriormente saliti nel bimestre».
Un dato come quello corretto ieri dall'Istat in realtà mette a rischio le previsioni del governo sulla crescita di fine anno.
In linea del tutto teorica, se nei prossimi trimestri il Pil restasse invariato la crescita si fermerebbe al -14,7% (la crescita acquisita fino a giugno). Le previsioni si muovono in una forbice che va dal -8% al -10%. La tendenza evidenziata ieri dall'Istat rende sempre più probabile un calo a doppia cifra.
Un problema per il governo, che a ottobre dovrà presentare all'Europa le previsioni economiche aggiornate. Poi una legge di bilancio che non potrà che essere neutra dal punto di vista dei conti pubblici e anche i progetti per il Recoveryfund.
Il dato Istat ufficializzato ieri ha anche un'altra implicazione, più preoccupante anche rispetto alle ricadute economiche del coronavirus.
Il segno meno del secondo trimestre è l'ultimo di una lunga serie iniziata nel secondo trimestre del 2019, quando il Pil mise a segno un +0,1%. Da allora solo crecita zero o negativa. La dimostrazione che la crisi italiana è strutturale. Per rimettere il Paese in moto, il governo ha a disposizione solo i soldi dell'Europa, i 209 miliardi del recovery plan.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.