La prima pillola antivirus aspetta l'ok dell'Ema: "Sarà in Italia per Natale"

Parte la revisione del farmaco Merck: efficace sugli over 18 fragili, sconsigliato in gravidanza

La prima pillola antivirus aspetta l'ok dell'Ema: "Sarà in Italia per Natale"

Ema ha iniziato la revisione continua dell'antivirale Molnupiravir sviluppato da Merck Sharp & Dohme per uso orale. E la sua autorizzazione condizionata (non d'emergenza) sarà probabilmente il regalo di Natale che l'ente regolatorio farà alla Ue per utilizzare il prezioso prodotto nella cura dei malati più fragili direttamente a casa.

L'arma vincente di questo farmaco che, a differenza dei monoclonali, non subisce gli effetti delle varianti, è la somministrazione in pillole durante i primi giorni in cui si manifestano i sintomi del Covid: due pastiglie mattino e sera per cinque giorni e il rischio di finire in ospedale, o peggio di morire, si elimina per un ammalato su due. L'antivirale è stato sperimentato su pazienti dai 18 anni in su con patologie ad alto rischio e con una diagnosi di Covid precoce di entità lieve o moderata. E la metà ha reagito molto bene alla cura casalinga. Certo, il 50 per cento di efficacia non ne fa la miracolosa cura del Covid che tutti si aspettano. Ma la strada della cura pratica e stringente è segnata e, dopo Merck, anche Pfizer e Roche presenteranno in tempi molto brevi le loro pillole curative del virus. C'è da precisare che questo prodotto non è dedicato a tutti i No vax che snobbano il vaccino in attesa di una cura che elimini la malattia come per miracolo. E non è dedicato alla platea dei malati Covid a basso rischio. Questo è un farmaco molto costoso (si parla di 700 euro a ciclo) ed è dedicato alle persone con patologie gravi, come il diabete, l'ipertensione, l'obesità. Per questi malati il Covid è molto pericoloso perché rischia di farli finire direttamente in reparto o peggio in terapia intensiva con esiti a volte mortali. Inoltre, sono proprio i soggetti a rischio che bloccano l'attività normale degli ospedali provocando una perenne emergenza sanitaria. Ecco perché su questa pillola si creano molte aspettative. Ci sono però da risolvere diversi ostacoli prima del via libera dell'ente regolatorio europeo. Gli esperti devono approfondire i dati sia sull'efficacia del prodotto sia sulla sua sicurezza. C'è da sciogliere soprattutto il delicato nodo della sua genotossicità, anche se la terapia di cinque giorni dovrebbe escludere qualsiasi strascico negativo a lungo termine. Ma dall'Ema già pensano di sconsigliare la terapia per le donne incinte per evitare rischi al feto (a differenza del vaccino che invece è raccomandato).

Ma anche se non è ancora approvata, la pillola anti-Covid, già spopola in Asia. Sembra che almeno otto Paesi nella regione dell'Asia-Pacifico abbiano già firmato contratti o siano in trattative per produrre su licenza il farmaco Molnupiravir. E Merck, sicura delle approvazioni degli enti regolatori internazionali, intende produrre 10 milioni di dosi entro la fine del 2021 e un numero maggiore di dosi sarà prodotto nel 2022.

Ma ci sono novità anche sul fronte vaccinale. Ema sta analizzando anche i dati sul vaccino anti-Covid per i bambini. Quello già presentato da Pfizer dovrebbe essere approvato entro novembre. E poi sarà la volta di quello di Moderna che ieri ha pubblicato i primi dati di uno studio di fase 2/3 condotto sui bambini da 6 a 11 anni in cui emerge che il suo vaccino «mostra una robusta risposta immunitaria e un profilo di sicurezza favorevole». Risultati saranno in tempi brevi presentati alla Fda americana e all'Ema.

Resta da capire, però, quanti genitori saranno favorevoli a dare il consenso per i propri figli visto che il rischio di gravi conseguenze causato dal Covid nei più piccoli è molto basso anche se i bambini restano un bacino di contagio molto alto che provoca ricadute sui familiari fragili e sulla continuità didattica.

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