Polverone su Petrecca. La sinistra che strilla è in cerca di posti Rai

Fdi difende il direttore di RaiNews. "Il loro pluralismo sempre a senso unico"

Polverone su Petrecca. La sinistra che strilla è in cerca di posti Rai
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Incredibile ma vero: alla Rai vanno in onda servizi giornalistici filo-governativi. Una cosa davvero mai vista, prima dell'arrivo della cattivissima destra a Viale Mazzini e dintorni.

In Rai ci sono ancora conduzioni da decidere e posti da assegnare, dunque i partiti di maggioranza e di opposizione si combattono - e alternativamente inciuciano - sui palcoscenici della commissione di Vigilanza e del Cda per aggiudicarsi più spazi per i propri referenti e delegittimare gli avversari. Un copione che si ripete, in varie forme, da decenni. Dopo la gogna inflitta a Filippo Facci (reo di essere in predicato per una rubrica nella tv pubblica), ora è il turno del caso Petrecca. Il direttore di Rainews è stato convocato dalla Commissione di vigilanza, martedì sera, per rispondere alle accuse del cdr di Rainews di aver fatto modificare il pezzo di un redattore proprio sul caso Facci e su quello del figlio di Ignazio La Russa e del presunto stupro. Paolo Petrecca si è difeso negando ogni censura filo-governativa e bollando come «pennivendoli» i giornalisti che lo attaccano. Ieri in sua difesa sono scesi in campo gli esponenti di Fdi: «La sinistra, che ha monopolizzato per anni la televisione pubblica, ora protesta contro Paolo Petrecca», dice il presidente meloniano della commissione Cultura, Federico Mollicone. «Per loro il pluralismo dell'informazione è a senso unico. Quando Conte veniva mandato in diretta a reti unificate, oppure quando l'unico partito d'opposizione del Governo Draghi non era rappresentato nel Cda della Rai, sono rimasti in silenzio». A Petrecca, nell'audizione, è stata rinfacciato lo streaming di un intervento di Giorgia Meloni: di qui il riferimento alle commoventi dirette notturne dell'allora premier 5S, offerte da tutte le reti Rai e in particolare dal Tg1, diretto dal grillino Carboni, e i lirici servizi dedicati alle nobili gesta contiane e al suo «nuovo umanesimo» (sic).

Oggi il medesimo Carboni si ritrova al timone di Rai Parlamento con l'appoggio del centrodestra, dopo che Conte ha garantito tramite il voto del suo membro del Cda Rai i piani Rai targati Meloni. Un buffo intreccio di do ut des, tipico della Rai, che per il momento penalizza soprattutto il Pd di Elly Schlein. Che, grazie all'attivismo grillino e al gioco di sponda dei 5S con il centrodestra, si ritrova a non toccare palla nelle nomine della tv pubblica. Il caso Petrecca, spiegano dunque in casa Dem, è stato sollevato dai membri 5S della Vigilanza proprio per «confondere le acque e nascondere il fatto che, nelle stesse ore, il loro referente in Cda Di Majo votava con la maggioranza i piani di produzione autunnali». Ora, raccontano, Conte punta al bersaglio grosso: piazzare in prime time i suoi Costamagna e Gomez, magari al posto che fu della fuggitiva Berlinguer.

Per questo lo schleiniano Sandro Ruotolo (che vorrebbe far tornare in Rai l'anziano Michele Santoro, con cui duettava ad Anno Zero insieme a Ciancimino jr) ha cercato di far riprendere quota al Pd, sollevando il caso Facci. Su cui intanto si registrano nuove vette di linciaggio: non paghi di aver fatto trapelare i suoi fatti - del tutto privati - con una ex moglie poco pacificata, si è passati a far circolare veline su una sua antica «sospensione» dall'Ordine dei giornalisti causa supposto «razzismo», per aver firmato un corsivo dal titolo «Perché l'Islam mi sta sul gozzo».

Notizia riportata con uno sdegno che neanche gli ayatollah iraniani, peccato che fosse - al solito - un filo esagerata: in realtà lo stesso Ordine aveva poi derubricato la faccenda a libera espressione del pensiero, spiegando che «l'obbiettivo dell'invettiva di Facci non è il razzismo ma è l'espressione di un punto di vista, che può essere condivisibile o no ma deve poter essere espresso». E vivaddio, se no saremmo a Teheran.

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