Il governatore siciliano Nello Musumeci si è battuto perché il Ponte sullo Stretto rientrasse nelle priorità dei governi che si sono succeduti da quando si è insediato nel 2018 a Palazzo dei Normanni. La sua presidenza ha inoltre pubblicato uno studio sui costi dell'insularità della Sicilia, una tassa occulta da oltre 10 miliardi.
Presidente Musumeci, a che punto è il dossier Ponte?
«Escludo che il governo nazionale abbia interesse a realizzarlo. Subisce la pressione di lobby economico-finanziarie del Nord contrarie a una Sicilia come naturale piattaforma del continente europeo nel Mediterraneo, condannandola alla marginalità che continua a subire da oltre 70 anni. Le pare normale che nel 2022 un camion o un vagone ferroviario debba fermarsi davanti a tre chilometri e aspettare più di un'ora (per imbarcarsi; ndr), mentre l'uomo arriva su Marte?».
Il progetto del 2005 sarebbe già esecutivo, ma è ripartito lo studio di fattibilità di Rfi. Con il ministro Giovannini che rapporto c'è?
«Al ministro Giovannini abbiamo spiegato più volte che la Sicilia è stanca di essere appendice del Continente e che per essere centrale ha bisogno di infrastrutture strategiche. In Sicilia non se ne realizzano da oltre vent'anni. Il ministro Giovannini sa benissimo che è sufficiente una forte volontà politica. Solo un bambino può credere che il problema sia tecnico. Il tranello del ponte a una campata o a tre campate è un gioco demoniaco che serve al governo per perdere tempo e arrivare alle politiche del prossimo anno. Se il centrodestra non prevalesse, si tornerebbe a recitare la stessa commedia. È un film già visto».
Assieme al governatore calabrese Occhiuto avete cercato di operare una moral suasion ma quest'azione sembra di là dall'avere successo.
«Noi abbiamo avuto la migliore stagione per la realizzazione del Ponte soltanto sotto il governo Berlusconi e questo è noto a tutti perché si era giunti all'apertura del cantiere. La verità è che c'è un forte pregiudizio ideologico da parte dei Cinque stelle e di una parte del Partito democratico. La rappresentanza parlamentare siciliana e calabrese dovrebbe pressare il governo per pretendere che il collegamento sullo Stretto diventi una priorità assoluta e irrinunciabile. Soprattutto ora che il Mediterraneo è ritornato uno snodo centrale del traffico merci. Solo una minoranza di navi mercantili, però, approda in Sicilia o a Gioia Tauro. La stragrande maggioranza, invece, attraverso lo Stretto di Gibilterra per raggiungere il Nord Europa. Il collegamento stabile, sia ponte o tunnel, tra le due sponde determinerebbe una maggiore appetibilità da parte della Sicilia in termini di investimenti stranieri. La questione tecnica è soltanto un alibi e lo sanno i siciliani che spero possano avere buona memoria al momento opportuno».
Ance Sicilia da tempo si batte contro la campagna anti-Ponte sui costi dell'opera.
«Il tema non esiste perché il governo non ha posto ostacolo di natura finanziaria e quando lo ha fatto lo ha fatto con superficialità. Il governo non vuole che la Sicilia diventi la piattaforma del Mediterraneo. Sono temi strumentalizzati per perdere tempo. C'è stato un periodo in cui il Ponte sarebbe costato un miliardo, poi 3,5 miliardi, oggi sono sei. Fra due anni arriviamo a 9 miliardi, è logico. Più il tempo passa più cresce il costo. Ci sono risorse legate alla territorialità delle Regioni, c'è la programmazione europea 21-27 e ci sono fondi europei nuovi. Se Bruxelles e Roma avessero volontà di farlo, il problema non sarebbe trovare 7 miliardi».
Se il Ponte non è nel Pnrr, c'è invece l'adeguamento delle ferrovie Palermo-Messina e Messina-Catania
«L'ammodernamento rientrava tra le finalità della legge Obiettivo del 2002 e non è mai stato realizzato il progetto esecutivo. Così i treni in Sicilia non possono viaggiare oltre i 95 chilometri orari e per andare da Palermo a Catania occorrono 2 ore e 50 minuti. Nel Nord Italia sarebbe sufficiente meno di un'ora.
Con il Pnrr e la pressione della Regione Siciliana che ha stanziato 2 miliardi di euro, Rfi ha predisposto un progetto e si sono aperti alcuni cantieri. Perché sono stati necessari vent'anni per un ammodernamento previsto nel 2002?».
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