Portare i 5s contro l'Occidente: la "linea Orsini" tenta Giuseppi

Il leader vuole riposizionare il M5s riproponendo lo spirito anti-sistema delle origini. Con il prof e "Dibba"

Portare i 5s contro l'Occidente: la "linea Orsini" tenta Giuseppi

Piaccia o no, Alessandro Orsini è uno dei volti del momento. E, secondo un'indiscrezione del Foglio, il professore di Sociologia del terrorismo ed esperto di sicurezza internazionale potrebbe essere candidato dal M5s di Giuseppe Conte alle prossime elezioni politiche. Orsini sta vivendo un momento di grande ribalta mediatica dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e fanno discutere le sue posizioni, considerate da molti osservatori smaccatamente filo-russe e anti-occidentali. Dopo le polemiche sui contratti per le sue ospitate in Rai, il docente della Luiss, sospeso dall'ateneo romano, è pronto a lanciare un monologo teatrale dal titolo: «Ucraina: tutto quello che non ci dicono» e intanto commenta la guerra sulle pagine del Fatto Quotidiano. «Potrebbe essere il nuovo De Falco o il nuovo Paragone», sibila in Transatlantico qualche grillino. E non bastano nemmeno le decise smentite, del M5s e del diretto interessato, a tacitare il polverone.

L'affaire Orsini, secondo molti parlamentari del Movimento, è l'indicatore della volontà di un riposizionamento del partito su una linea politica più vicina a quella degli albori, depurata dall'atlantismo di Luigi Di Maio e anche da alcune tendenze che hanno segnato l'ascesa di Conte, arrivato a Palazzo Chigi anche perché nel 2018 era considerato un moderato rispetto ai dioscuri gialloverdi Matteo Salvini e Di Maio, all'epoca barricadero capo politico dei grillini. «La smentita era ovvia - spiega al Giornale una fonte di alto livello del M5s - ma la suggestione di un Movimento più pacifista e meno ripiegato sulla Nato e sull'europeismo esiste eccome, e potrebbe prendere forma nel lancio di un tandem composto da Orsini e da Alessandro Di Battista».

Intanto Beppe Grillo è arrivato ieri sera a Roma, per un giro di incontri con i parlamentari e i big del M5s, tra cui ovviamente Conte. «È venuto a prendere tutti a sculacciate mi sa», commenta un parlamentare appena appresa la notizia. Il Garante, in silenzio sulla guerra, è però preoccupato per la stabilità del governo di Mario Draghi, sponsorizzato da lui stesso l'anno scorso e messo in difficoltà dall'iniziativa di Conte sulle spese per la difesa. Oltre ai rapporti con il governo, all'ordine del giorno anche la vicenda giudiziaria a cui è appesa la leadership del M5s, con l'avvocato dei ribelli Lorenzo Borrè che ha già presentato il nuovo ricorso contro l'ultima votazione per Conte leader. In caso di paralisi legale, Grillo è sempre pronto a indire un voto per la nomina del Comitato di garanzia su Rousseau. Il fondatore parlerà anche di questo durante la sua visita romana, rinviata da tempo.

Ma sulla scrivania di Conte, nella sede dei grillini a due passi da Montecitorio, continuano a spuntare qua e là le rilevazioni sulle opinioni degli italiani sul conflitto in corso. Il leader pentastellato vede uno spazio elettorale nella pancia anti-occidentale di parte del Paese. E una legge elettorale proporzionale consentirebbe all'ex premier di divincolarsi dall'abbraccio con il Pd. Proprio il segretario Enrico Letta è stato protagonista nei giorni scorsi di un duro botta e risposta con Orsini, che lo accusava di sfruttare la crisi bellica per puntare alla poltrona di segretario generale della Nato. E poi c'è Il Fatto quotidiano. Sia «Dibba» sia Orsini sono nella scuderia di Marco Travaglio, ascoltato consigliere di Conte. Così la guerra fa rinascere lo spirito anti-sistema gialloverde anche in Parlamento.

Dove una fronda composta da alcuni leghisti e grillini comincia a ventilare l'ipotesi di una resa dell'Ucraina in cambio del Donbass a Vladimir Putin.

E proprio nel M5s c'è chi non esclude di presentare una mozione per chiedere di interrompere le forniture di armi italiane a Kiev.

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