Dopo 44 anni insieme, tra trionfi e imprese leggendarie, l'amministratore delegato del Monza Adriano Galliani correrà per il seggio senatoriale della Brianza che era di Silvio Berlusconi: «Manca molto e non solo in Italia. Se si fosse mantenuto e valorizzato lo spirito di Pratica di Mare tante tragedie si sarebbero evitate». In Brianza Galliani è nato e cresciuto e insieme a Berlusconi ha portato il Monza in Serie A per la prima volta in 110 anni di storia: «Adesso non rimane che realizzare il sogno del presidente, vedere la squadra in Europa».
Galliani, con lei la Brianza avrà il riconoscimento che merita?
«Posso garantire che la Brianza avrà in Senato un vero brianzolo, che il risotto lo mangia con la luganega, e non alla milanese. Scherzi a parte, questa è la mia terra: non sarei capace di rappresentare un territorio diverso da questo, che ha molto bisogno di far sentire la sua voce a Roma».
L'astensionismo è il suo vero nemico?
«L'astensionismo ci farebbe male: è essenziale che gli elettori di centrodestra facciano un piccolo sforzo. Il mio competitore Marco Cappato rappresenta davvero l'antitesi dei nostri principi. Droga libera, eutanasia, maternità surrogata sono gravi distorsioni. Non possiamo permettere che vincano».
Ha capito perché si candida anche Cateno De Luca?
«La ragione per la quale il sindaco di Taormina voglia rappresentare la Brianza in Parlamento supera la mia capacità di comprensione. Però attenzione, non è folklore: disperdere voti moderati favorisce la sinistra, per noi è pericoloso quanto l'astensionismo».
Sarà il tempo a dire la verità sulla grandezza di Berlusconi?
«Credo che l'abbiano già detta gli italiani, dandogli in trent'anni circa 200 milioni di voti. Ma ancora più significativa forse è la partecipazione corale, di amici e avversari, al dolore per la sua scomparsa. Berlusconi vive nel mio cuore. Quando ho un dubbio mi chiedo cosa avrebbe fatto lui al mio posto e trovo la risposta giusta».
Come avrebbe reagito su Israele?
«Sono convinto che sarebbe commosso per le sofferenze del popolo di Gaza, ma al tempo stesso sarebbe un fermo sostenitore del diritto di Israele a difendersi e a vivere in pace. Disse tante volte, e io sono d'accordo con lui, che Israele e il mondo ebraico sono parte della nostra storia, anima e identità».
Antonio Tajani riuscirà a riunire i moderati?
«Un centro liberale e cristiano alleato ma distinto dalla destra è fondamentale per governare. Tajani sta lavorando con grande energia per realizzare il progetto politico di Berlusconi e intendo fare la mia parte per aiutarlo. La doppia cifra per Forza Italia è la dimensione naturale e i sondaggi ci autorizzano a pensare in grande».
Per qualcuno Matteo Renzi poteva essere un erede di Berlusconi.
«Renzi è brillante e anche simpatico, ma è molto diverso dal presidente. Berlusconi ha inventato il centrodestra, lui ha giocato per tanti anni nella metà campo opposta. Ma soprattutto Renzi parla al palazzo, Berlusconi parlava ai cuori della gente».
Ai funerali del Cavaliere tanti tifosi del Milan. Dopo 25 anni di gloria, il finale della vostra storia rossonera fu «macchiato» dalle contestazioni. Si chiude un cerchio?
«Berlusconi rinunciò al Milan per amore del Milan. Lo fece quando si rese conto che in quel momento non poteva più garantire alla società l'apporto, anche finanziario, che le mutate condizioni del calcio mondiale richiedevano. Fu il suo ultimo gesto da tifoso e i tifosi, superata l'emozione, lo hanno ben compreso».
Tra gli assenti Andriy Shevchenko, che con Berlusconi aveva un rapporto speciale. Colpa dell'amicizia con Putin?
«Non ho mai sentito parlare di contrasti sull'Ucraina con Shevchenko, che è molto impegnato nel sostegno al suo popolo aggredito. Del resto Berlusconi era un uomo di pace, ma ha sempre appoggiato la politica del governo Meloni di sostegno all'Ucraina».
Il vostro era il calcio dei grandi imprenditori italiani. Non torneranno quei tempi?
«Il Monza è un ottimo esempio di una squadra di proprietà italiana che valorizza i giocatori italiani, e mi pare con buoni risultati. Grazie alla generosità della famiglia Berlusconi siamo ben determinati ad andare avanti su questa strada per molti anni».
Il Milan dovrebbe intitolare a Berlusconi il nuovo stadio?
«Sarebbe certamente un bellissimo gesto».
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