È vero che a far la differenza, per i figli di Elon Musk, è il cognome. Ma è anche vero che il nome scelto dall'imprenditore sudafricano per il suo sesto genito, ha consegnato la creatura ad un destino. «X Æ A-12», così si chiama e non è un nome. È una carta d'imbarco o la sigla di un volo per lo spazio, o una targa per auto personalizzata o il codice per una porta domotica o la combinazione di una di quelle casseforti di ultima generazione, ma non è un nome. Non per un figlio. Forse per un hub dell'aeroporto.
Ovviamente si è provato a cercare un significato dietro questa manciata di lettere e numeri. In realtà lo fatto la stessa Grimes, la compagnia di Musk, sul suo account twitter ufficiale. Quindi: X, variabile sconosciuta; Æ, potrebbe riferirsi alla pronuncia «elfica» di Ai (amore e/o intelligenza artificiale); A-12: il precursore di SR-17, («il nostro aereo preferito. Niente armi, nessuna difesa, solo velocità. Forte in battaglia ma non violento»); A, Archangel, la canzone preferita di Grimes.
Ma anche una volta decriptati i segni, non si comprende per quale motivo uno debba siglare un figlio anziché battezzarlo (o qualunque altra cosa preveda il suo credo).
Forse perché arrivato al ragguardevole numero di sei ha pensato di dover iniziare ad imporre ai figli un marchio di fabbrica «Musk» e il prossimo avrà la stessa sigla col 13 finale invece del 12? O forse, e più semplicemente, perché è un milionario capriccioso? Certo può essere, ma visto che Elon Musk è da un po' di tempo a questa parte, è anche l'uomo che ci spiega il futuro, il sospetto che quel nome dato al figlio sia in realtà un indizio del domani che ci attende, a noi è venuto. E se in un futuro imperscrutabile per noi comuni mortali eppure tremendamente vicino, i nomi propri venissero sostituiti da codici, magari tatuati direttamente sui nostri corpi? Una cosa cupa e desertica alla Blade Runner di Philip Dick? O come in quei futuri distopici dei romanzi di Ray Bradbury che pure sanno di avvertimento? Ecco, se così fosse, Elon Musk lo saprebbe. Se fosse quello il futuro che ci attende, con quel nome dato all'ultimo figlio, lui avrebbe provveduto a sistemarlo proprio dove sarà meglio stare.
Avrà scelto per lui il codice migliore chissà, magari per essere soccorso per primo in caso di bisogno, o per essere il primo a ricevere una vincita milionaria (abbastanza superflua per lui, d'altra parte), o per essere il primo ad assicurarsi una porzione di luna. Vai a sapere. Incomprensibile, per noi. Ma non per lui. Per questo sospettiamo (e per il bambino, un po' ci auguriamo) che quello strano nome sia in realtà un biglietto della Lotteria. Oltre al cognome, ovviamente.
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