La coscia di Luca Campana, ferito la notte di Capodanno da una pallottola calibro 22, guarirà. A venire colpita a morte è stata invece l'amicizia pluridecennale tra i due parlamentari di Fratelli d'Italia che quella notte festeggiavano insieme sulle Alpi biellesi San Silvestro: il sottosegretario Andrea Delmastro e il deputato Emanuele Pozzolo. Perché ogni giorno che passa diventa più chiaro che Pozzolo, proprietario della pistola che ha sparato, si sente scaricato da Delmastro. Pozzolo, unico indagato, giura di non avere sparato e intanto vede la sua carriera politica inabissarsi. Ritiene che Delmastro, dichiarando di non essere presente al momento dello sparo, abbia badato solo a salvare se stesso, mentre invece lo avrebbe potuto almeno in parte scagionare. Così, quando toccherà a lui essere interrogato dal pm Paola Ranieri, il deputato non si farà patemi a mettere a verbale una ricostruzione diversa da quella dell'ex amico. A partire dal dettaglio più rilevante almeno sul piano politico: dove era davvero Delmastro quando è partito il colpo che ha centrato Campana, genero del suo caposcorta Pablito Morello?
Le avvisaglie del conflitto tra i due uomini forti di FdI in Piemonte si erano già avute nei giorni scorsi, quando Pozzolo aveva rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa, e vengono allo scoperto ieri con una intervista al Foglio in cui il deputato rende esplicito il suo malumore verso Delmastro («è scomparso, non ci siamo piu sentiti») ma sembra contestare anche la sua versione sul momento dello sparo: «Andrea davanti non c'era, che poi lui abbia esagerato dicendo che era a Canicattì è un'altra questione di cui fatico a capire l'utilità».
In che senso, secondo Pozzolo, il sottosegretario avrebbe esagerato? A mandare fuori dai gangheri Pozzolo sarebbero state alcune ricostruzioni secondo cui Delmastro avrebbe detto di essere a due o trecento metri di distanza: una versione incompatibile con la rapidità con cui, nel ricordo di Pozzolo, l'amico accorre sul luogo dello sparo. In realtà al pm che lo interrogava Delmastro avrebbe spiegato di essersi fermato a fumare, dopo avere portato gli avanzi sull'auto, appena fuori della Pro Loco. Per questo sarebbe intervenuto quasi subito. Conciliabili o meno che risultino alla fine le due versioni, resta il fatto che Pozzolo si sente «buttato giù dalla torre» per tutelare «una terza persona». E questa persona non può essere altri che Pablito Morello, il caposcorta del sottosegretario oltre che suocero del ferito, Luca Campana.
È quello di Morello il nome che Pozzolo intende fare quando sarà interrogato, indicando l'agente di polizia penitenziaria come l'uomo che impugnava il revolver quando è partito il colpo? A Biella sono in molti a darlo per possibile. Delmastro non potrà confermare né smentire, perché - anche nella versione di Pozzolo - non ha visto la scena. Il problema è che Pozzolo si sente vittima di una versione di comodo concordata tra gli agenti della «penitenziaria» per salvare il loro capo Morello, un veterano di quasi sessant'anni prossimo alla pensione. Anche Morello è della zona, è nato a Novara e da anni vive a Biella con la famiglia e da quando Delmastro è un obiettivo a rischio è diventato la sua ombra .
Non un buon motivo, secondo Pozzolo, per salvarlo a spese dell'amico di una vita. Il deputato avrebbe voluto parlarne con Delmastro che però non gli ha mai risposto: forse ritenendo che a inchiesta aperta non fossero opportuni contatti tra un testimone e un indagato.
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