Il Piano Mattei inizia a prendere forma. Dopo le dichiarazioni di intenti pronunciate da Giorgia Meloni fin dal suo primo insediamento, ora si comincia a fare sul serio. Venerdì è infatti previsto l'approdo in Consiglio dei ministri dello schema di decreto legge recante «disposizioni urgenti per il Piano Mattei per lo sviluppo in stati del continente africano», insieme al disegno di legge per «l'elezione diretta del presidente del Consiglio».
Un provvedimento che servirà a tracciare la cornice per la governance del Piano, atteso per l'inizio del 2024. Saranno coinvolti tutti i ministeri, la conferenza delle regioni e delle province autonome, le varie organizzazioni per lo sviluppo, i rappresentati di imprese a partecipazione pubblica, dell'Università, della ricerca, del terzo settore e di esperti di materie che verranno trattate. Scopo della struttura è finalizzare il Piano Mattei e aggiornarlo costantemente d'intesa e con il contributo delle Nazioni africane come più volte sottolineato dal presidente Meloni. Sarà proprio la presidente del Consiglio a presiederlo e a dettarne gli indirizzi, ma accanto a lei ci sarà un coordinatore del progetto che deve essere ancora individuato.
Giorgia Meloni ha definito il piano un «modello di cooperazione non predatorio, in cui entrambi i partner devono poter crescere e migliorare». Il progetto punta ad arrivare entro due anni allo sganciamento dal gas russo e a trasformare l'Italia in un hub energetico tra il Nord Africa e l'Europa. Grazie alla creazione di nuovi gasdotti, l'Italia ha l'ambizione di diventare un esportatore di gas naturale e di idrogeno verso Germania e Austria, oltre che un hub di collegamento tra il Nord Africa e i Paesi dell'Europa centrale e settentrionale. L'aggressione di Hamas ai danni di Israele ha determinato il rinvio all'inizio del 2024 della conferenza Italia-Africa prevista per novembre.
L'Italia però, anche attraverso la presidenza italiana del G7, ha intenzione di promuovere con forza la centralità dello sviluppo africano. Naturalmente al centro del Piano c'è anche la «gestione della migrazione». Meloni ha promosso una cooperazione più forte con la Libia donando cinque navi alla guardia costiera libica di Tripoli. Nel giugno 2023 poi è stata la volta della Tunisia, con la visita della premier con Ursula von der Leyen e l'olandese Mark Rutte e uno stanziamento di 105 milioni. Così come dal punto di vista energetico si punta molto sempre sulla Libia, ma anche sull'Algeria e l'Azerbaigian (da cui l'Italia nel 2022 ha importato più di 10 miliardi di metri cubi di gas).
Soltanto pochi giorni fa Giorgia Meloni, visitando Acqualagna, il comune della Marche che ha dato i natali a Enrico Mattei, è tornata sull'argomento. «Abbiamo l'occasione di mettere insieme la difficoltà dell'Europa ad approvvigionarsi sul piano energetico, e il potenziale di produzione del continente africano.
Siamo la porta d'ingresso di questo incontro e l'obiettivo, attraverso il piano Mattei che sarà presentato al Parlamento nelle prossime settimane, è fare dell'Italia l'hub di approvvigionamento dell'Europa, un ruolo geostrategico che ci rimette al centro del Mediterraneo, nel nostro ruolo storico che non sempre abbiamo saputo interpretare».
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