Le ultime immagini lo mostravano nella sua carrozzina, le gambe scheletriche coperte da un plaid, la bocca semi-aperta, lo sguardo perso nel vuoto. Jimmy Carter, ancora in ottobre aveva fatto sapere che avrebbe votato Kamala Harris e nel novembre del 2023, quando era da tempo in un hospice, non aveva voluto mancare al funerale della moglie Rosalynn, a cui è stato sposato per 77 anni. «Ha usato le sue ultime risorse per esserci», aveva commentato uno degli amici presenti. «Ed è l'uomo con la maggiore forza di volontà che io abbia mai conosciuto».
James Earl Carter, questo il nome completo, è stato il presidente e il simbolo della grande crisi americana: per quattro anni, dal 1977 al 1981, aveva assunto la guida di un Paese messo ko da una impressionante serie di concomitanti emergenze. Erano gli anni successivi alla guerra del Vietnam e allo scandalo Watergate; al disorientamento morale, ai rovesci in politica internazionale, si unirono anche i problemi economici: inflazione a due cifre e crisi energetica segnarono la parte finale del suo unico mandato. Eletto alla Casa Bianca dopo aver battuto il grigio repubblicano Gerald Ford, altro personaggio passato alle cronache politiche come proverbiale perdente, Carter fu sconfitto pesantemente dall'uomo destinato a dominare gli otto anni successivi, Ronald Reagan. «There you go again», «Eccolo qui di nuovo», fu lo slogan con cui Ronnie lo inchiodò nell'unico dibattito televisivo tra i due. I repubblicani conquistarono a mani basse il Senato dopo 28 anni di dominio democratico.
Tanto fu difficile il suo cammino alla casa Bianca, quanto sono stati apprezzati i lunghi anni da ex. La fede di cristiano «rinato», il suo impegno filantropico, le battaglie per l'ambiente, sono valsi a Carter la simpatia di un'opinione pubblica che nel periodo lontano del suo potere lo aveva condannato all'impopolarità. Da quasi 10 anni lottava contro un tumore, un melanoma, che aveva provocato metastasi al fegato e al cervello. Quasi due anni fa la sua famiglia aveva annunciato che avrebbe rinunciato a ogni tipo di cura ulteriore per ritirarsi nella sua casa e fare affidamento solo su trattamenti palliativi.
Il percorso politico di Carter è stato un esempio tipico dell'evoluzione della politica, e in particolare del partito democratico, nel profondo Sud statunitense. Il padre aveva fatto i soldi con una serie di attività commerciali ed aveva investito il ricavato in una piantagione di noccioline a Plains, nella Georgia rurale. Convinto segregazionista, non aveva però impedito al figlio di frequentare le famiglie di contadini neri della zona. Sarà questa conoscenza a influenzare Jimmy. Nel suo primo discorso da Governatore della Georgia aveva scandalizzato l'establishment conservatore con poche parole: «Il tempo della discriminazione razziale è finito». Dopo un solo mandato nel suo Stato d'origine, decise di competere per la Casa Bianca. All'annuncio della candidatura alla presidenza la reazione dei suoi concorrenti fu sarcastica: «Jimmy chi?».
Ma in un'America alla ricerca di nuovi punti di riferimento, il «dark horse» finì per imporsi. La fortuna, però, non fu dalla sua parte e il groviglio di problemi in cui gli Stati Uniti si dibattevano si dimostrò troppo grande per lui. Gli anni della contestazione e degli hippies lasciarono il segno. In discussione era il fondamento stesso dell'eccezionalismo americano mentre, nello stesso periodo, gli statunitensi (e il mondo) imparavano una parola nuova: stagflazione, il mix micidiale di stagnazione e crescita dei prezzi. L'anno nero fu il 1979: in marzo l'incidente alla centrale nucleare di Three Miles Island contribuì all'insicurezza dell'americano medio. In novembre le milizie khomeiniste catturarono una cinquantina di impiegati dell'ambasciata americana a Teheran, che saranno rilasciati solo dopo 444 giorni, quando ormai alla presidenza era arrivato Reagan. Probabilmente non fu un caso: da poco si è saputo che un alto esponente repubblicano, governatore del Texas, era stato inviato in missione dal suo partito per far sapere agli iraniani che avrebbero avuto condizioni negoziali migliori se avessero aspettato la nuova amministrazione.
Sempre nel 1979, nel mese di dicembre, l'Unione Sovietica iniziò l'invasione dell'Afghanistan senza che gli americani riuscissero a fare qualche cosa di concreto per ostacolare il grande nemico della Guerra Fredda. Nel corso dell'anno e sulla scia della rivoluzione iraniana i prezzi dei prodotti energetici raddoppiarono, contribuendo a una nuova fiammata inflazionistica.
Durante la campagna elettorale, i notiziari serali dei tre grandi network televisivi diventarono la cronaca giornaliera dell'impotenza dell'America e del suo presidente. Quando, nell'aprile del 1980, il blitz armato per liberare gli ostaggi fallì clamorosamente, con 8 soldati morti e due elicotteri distrutti, la figura di Carter assunse contorni tragici.
Di fronte a una tale sequela di fallimenti una sola data rimane scolpita nel magro elenco dei successi: quella degli accordi di Camp David del 1978 tra israeliani e palestinesi. Sembrava l'inizio della soluzione del problema mediorientale e anche per questo nel 2002 gli venne assegnato il Nobel per la Pace. Ma ancora una volta, come dimostrano gli eventi successivi, la promessa non venne mantenuta.
Ritiratosi nella casa familiare di Plains, Carter iniziò a dedicarsi a tempo pieno alle attività filantropiche. È stato il più anziano presidente a partecipare al giuramento di un successore (quello di Donald Trump nel 2017), mentre la salute non gli permise di essere presente all'inaugurazione di Joe Biden. Fino a quando è stato in grado di farlo ha continuato a guidare le funzioni e il catechismo nella chiesa Battista del suo piccolo paese. Aveva iniziato ad appena 18 anni.
Proprio la fede, del resto, era stata una delle costanti della sua vita. Durante la vittoriosa campagna presidenziale del 1976 aveva concesso, in omaggio ai tempi disinibiti, un'intervista alla rivista Playboy, parlando della sua vita di cristiano, ma anche dei suoi peccati.
Sono profondamente credente, erano state le sue parole. «Ma mi è capitato spesso di guardare una donna con desiderio. Con il pensiero ho commesso molte volte adulterio». Frasi espresse con il consueto candore, che però avevano quasi rischiato di fargli perdere le elezioni.
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