Preso Boogie, il dj-boss nigeriano

Musicista afro-beat, trafficante e gestore di un racket nel Nord Italia. Catturato a Verona

Preso Boogie, il dj-boss nigeriano

Suonava tutt'altra musica quando non si esibiva alle feste. Emmanuel Okenwa, conosciuto come Boogie, noto dj di musica afro beat, arrestato mercoledì notte dalla squadra mobile di Ferrara, si può dire anzi che «orchestrava» il traffico di droga e le estorsioni nel Nord Italia, dove era il capo indiscusso di una costola della mafia nigeriana.

Gli investigatori hanno sorpreso il cinquantenne, che si definiva il «re di Ferrara», a Verona, dopo che era riuscito a sfuggire poche ore prima alla cattura, che in due operazioni parallele tra Piemonte ed Emilia-Romagna aveva portato una settantina di suoi connazionali in carcere. Le indagini erano partite dal tentato omicidio nel 2018 a Ferrara di un giovane che fa parte del clan degli Eiye, in conflitto con quello dei «Supreme Viking Arobaga», guidato dal «Boogie». Intercettazioni, pedinamenti e appostamenti hanno permesso alla polizia di smantellare i «cult», come vengono chiamati i gruppi criminali, «Viking-Arobaga» a Ferrara e «Valhalla Marine» a Torino, ma il dj non stato trovato. Era proprio lui il «capo mandamento» per Padova, Vicenza e Venezia, dove la criminalità nigeriana gestiva traffico di cocaina e le estorsioni, perpetrate nei confronti di quei connazionali, negozianti onesti, obbligati a pagare il pizzo. La mobile ha scoperto che esisteva una suddivisione gerarchica tra i membri, che sottostavano alle direttive impartite dalla Nigeria, erano vincolati al rispetto della segretezza e venivano affiliati con riti tribali, durante riunioni alla presenza dei capizona, tra Brescia e Veneto mentre la droga arrivava da Parigi e Amsterdam, grazie all'appoggio di «corrieri» che entravano in Italia attraverso i valichi del Monte Bianco e del Frejus.

Boogie è stato individuato a Verona dove doveva esibirsi per una festa di battesimo. Nell'immediato è stato sorpreso vicino alla stazione Verona-Portanuova, ma si è sottratto alla fuga. Poco dopo, però, è stato catturato alla stazione Porta Vescovo. Agli agenti in borghese ha detto di aver saputo che era ricercato e stava tornando a Ferrara per prendere alcuni effetti personali. Ma la vera intenzione era di fuggire.

Tra le fila della mafia nigeriana c'erano anche donne, che si contendevano il potere, mentre a Padova il ruolo centrale era di Albert Emmanuel detto «Raska». Dalla sua abitazione manovrava chili di droga proveniente dall'Olanda, che giungeva qui attraverso giovani donne spedite all'estero a ingoiare fino a 50 ovuli di stupefacente per volta per importarlo in Italia.

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