Si litiga sui primi dati delle votazioni nei circoli, si litiga sul tesseramento «anomalo» e «dopato», soprattutto in alcune regioni (del Sud, guarda caso), si litiga su Matteo Renzi.
Il congresso del Pd è appena iniziato, la concorrenza di Elly Schlein (ribattezzata «l'etrusca» dagli antipatizzanti interni, dopo la sua gaffe sul naso «non ebreo») sembra più insidiosa per il favorito Stefano Bonaccini di quanto fosse nelle previsioni (e i suoi fan annunciano un «ribaltone alle primarie»), gli altri due candidati, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, tentano di non restare schiacciati dal match a due. E dunque il clima interno continuerà a scaldarsi. Anche perché la strada è ancora lunga: in due regioni di notevole peso, Lazio e Lombardia, gli iscritti dem voteranno solo dopo le elezioni del 12 febbraio.
Ergo, fino al 19 non ci saranno i risultati ufficiali dei congressi di circolo, mentre il voto «aperto» delle primarie, con lo spareggio tra i due meglio piazzati, ci sarà solo il 26 febbraio. E la tabella di marcia non è indifferente, perché inevitabilmente il risultato delle elezioni regionali avrà ripercussioni politiche nel dibattito interno: nel Lazio, il candidato Alessio D'Amato si presenta in coalizione con il Terzo Polo di Renzi e Calenda, mentre i Cinque Stelle di Conte hanno schierato una propria candidatura con l'obiettivo di togliere voti al Pd e favorire la vittoria del meloniano Rocca. In Lombardia, all'opposto, il dem Pierfrancesco Majorino è molto spostato a sinistra ed è alleato con i grillini (che a Milano e nella regione contano come il due di picche), mentre il Terzo Polo appoggia Letizia Moratti. I risultati dell'uno e dell'altro, dunque, riaccenderanno lo scontro interno sulla politica di alleanze, che vede Bonaccini assai scettico sulla convergenza con i grillini e aperto ai terzopolisti, mentre Schlein è sostenuta dai fautori del progressivo scioglimento del Pd in un calderone berlinguerian-putinian-populista coi 5s: Speranza, Bersani, D'Alema, Boccia, Bindi etc. Non a caso proprio Speranza si scaglia contro ogni ipotesi di dialogo con Renzi, che secondo lui era «di destra» e «ci ha portato a sbattere».
Nella lunga attesa delle primarie, si moltiplicano le contestazioni sui possibili «brogli» e gli annunci contrastanti sui trend del voto. Dopo la Campania (dove si sarebbero registrate strane impennate delle iscrizioni) si apre il caso Calabria: ieri Cuperlo ha presentato un ricorso contro «anomalie nel tesseramento, irregolarità procedura, esclusioni immotivate, a partire da quella dell'ex presidente della Regione Mario Oliverio». Ma problemi di tessere si registrano anche nella «rossa» Bologna, dove i ras locali sono divisi tra il governatore Bonaccini e la Schlein, appoggiata dai post- Pci come il sindaco Lepore. In città è testa a testa tra i due ma l'affluenza è assai bassa, e in una sezione importante il comitato Bonaccini valuta di chiedere l'annullamento del voto a causa di una cinquantina di tessere «con matrice bianca». In Toscana il risultato parziale vede Bonaccini sopra di dieci punti: meno di quanto ci si aspettasse, visto che sia il sindaco di Firenze Nardella che il governatore Giani sono schierati a suo sostegno.
Tanto che Giani si spinge a ipotizzare una sorta di inciucio post-primarie: «Sono due candidati assolutamente conciliabili, sono stati insieme al governo dell'Emilia e possono allargare insieme la base di consenso al Pd».
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