La prof amica di Balzerani: "Fi squadrista"

Di Cesare accusa i giovani che hanno mostrato nella sua aula le immagini delle vittime dei Br

La prof amica di Balzerani: "Fi squadrista"
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«Intimidazione squadrista di militanti di Forza Italia Giovani, esterni all'università, durante il mio corso di Filosofia su Walter Benjamin alla Sapienza. Non mi viene consentito di svolgere il mio insegnamento, così come viene violato il diritto degli studenti. Non una pagliacciata, ma una violenta azione di squadrismo». Con queste parole pubblicate sul suo profilo Facebook, la professoressa di Filosofia teoretica, Donatella Di Cesare, offre la sua versione di quanto successo giovedì mattina nell'aula di Villa Mirafiori, sede della facoltà di filosofia, pochi minuti prima della sua lezione, quando un gruppo di ragazzi è entrato nell'aula mostrando agli studenti le immagini di una decina di vittime delle Brigate rosse. Versione smentita, peraltro, dalla stessa presidenza della facoltà che ha subito segnalato che non c'è stato alcun atto intimidatorio o interruzione di lezione.

Quelli che la Di Cesare definisce «squadristi» sono i giovani del Coordinamento romano di Forza Italia che hanno ideato un silenzioso flash mob per protestare contro le parole che la stessa Di Cesare ha usato in occasione della scomparsa di Barbara Balzerani, brigatista mai pentita, morta la settimana scorsa. Sulla sua morte la Di Cesare ha scritto un tweet (poi cancellato) nel quale, pur non concordando sulla scelta della violenza e della lotta armata, scriveva: «La tua rivoluzione fu anche la mia». Parole che hanno innescato una lunga scia di polemiche chiamando in causa anche i vertici dell'ateneo che si sono prontamente dissociati dalla posizione della professoressa.

Quello che le testimonianze e i video raccolti dai diretti interessati raccontano è una storia diversa. Nessuna intimidazione e nessuna interruzione della lezione. «Siamo rimasti in silenzio nell'aula mostrando una decina delle vittime del terrorismo - racconta il coordinatore romano dei giovani azzurri, Francesco Innocenzi, che ha guidato il gruppo - Io tenevo in mano la foto di Aldo Moro. Altri mostravano Aldo Conti, Enzo Tarantelli, Vittorio Bachelet e i volti degli uomini della scorta del presidente della Democrazia Cristiana». «La cosa che ha fatto più male - prosegue - è stata constatare che alcuni studenti di fronte al nostro pacifico e muto flash mob sghignazzassero. Quei sorrisetti di fronte ai ritratti di Moro, Bachelet e Tarantelli sono un pugno nello stomaco». Per quei sorrisetti irridenti c'è un dolore profondo ma muto. Per la reazione della Di Cesare invece lo sdegno è tutt'altro che silenzioso. «Invece di riconoscere il grave errore commesso - commenta lo stesso Innocenzi - la professoressa continua a controbattere dichiarando bugie contornate da giudizi e appellativi che non ci rappresentano. Invito la Di Cesare a soffermarsi sui volti che abbiamo pacificamente mostrato in foto e ad avere il coraggio di guardarli negli occhi ricordando l'affetto che ha dichiarato alla brigatista Balzerani». «La Di Cesare torni nel mondo reale che non è né quello di stampo marxista né quello di colore rosso che sembrerebbe prediligere - commenta Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato -. La Di Cesare piuttosto rifletta sui valori che vuole trasmettere agli studenti. Perché è inaccettabile che, ricoprendo un ruolo pubblico e avendo il compito di trasmettere i valori della nostra Costituzione, inneggi con tanto entusiasmo ai terroristi delle Brigate Rosse».

«Auspichiamo che il vertice della Sapienza avvii un'indagine sul comportamento di questa docente - commenta Stefano Benigni, leader dei giovani di Forza Italia -. I ragazzi devono formarsi senza pregiudizi e certo non hanno nulla di buono da imparare da chi sbandiera la cultura brigatista».

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