Il bilancio annuale per le sale cinematografiche non è dei migliori. C'è, però, margine non solo per migliorare ma anche per essere ottimisti. È l'idea di Lucia Borgonzoni, sottosegretario al Ministero della cultura,.
Senatrice Borgonzoni, nell'ultimo triennio, rispetto al precedente, uno spettatore su due ha rinunciato a godersi i film in sala.
«Diciamo che quest'ultimo anno non è stato felice per nessuno. D'altronde gli aumenti delle bollette hanno pesato e pesano su tutte le attività produttive. Audiovisivo compreso».
Il triennio 2017-19, poi, non aveva conosciuto gli effetti del Covid.
«Infatti. La pandemia ha avuto un grande peso sulla tenuta del cinema. Anche se alcune scelte degli ultimi governi hanno penalizzato le sale teatrali e cinematografiche più di quanto fosse necessario».
Nel 2022 però le sale hanno riaperto. Ci sono segnali, pur timidi, di ripresa?
«La prima metà dell'anno è stata caratterizzata dall'obbligo della mascherina. Poi è arrivata l'estate, stagione sempre difficile. D'altronde lo ha detto anche un'indagine che avevamo commissionato alla Swg. Gli spettatori che hanno disertato le sale lo hanno fatto perché infastiditi dall'obbligo delle mascherine o perché non si sentivano protetti dal rischio del contagio. Insomma il tempo è stato poco per recuperare. Però anche gli americani avevano indicato il 2023 come anno della ripresa. D'altronde lo stesso sondaggio conferma un dato essenziale: la gente vuole tornare al cinema, messa ovviamente nelle condizioni di farlo».
Cosa avete intenzione di fare per invertire questa tendenza?
«Intanto replicheremo stile Moviement, la promozione che nel 2019 ci aveva consentito di aumentare il pubblico in sala anche nel mese di agosto.
Una stagione, quella estiva, che da noi non ha mai dato grandi risultati al cinema in sala.
«Quest'anno possiamo programmare fin d'ora questa campagna promozionale. Non si tratta soltanto di sconti o di fidelizzazione degli spettatori. Contiamo di farci aiutare anche da attori popolari come testimonial. Magari non solo con messaggi in video ma con la loro presenza nelle sale stesse».
Poi c'è il sostegno alla produzione grazie al tax credit.
«Viaggiamo a una media di 700/800 titoli l'anno che richiedono il tax credit. Il nostro obiettivo è migliorare la cosiddetta qualità del mercato. E soprattutto contiamo di rilanciare i generi che hanno favorito il nostro cinema in passato. A iniziare proprio dalla commedia».
Come pensate di aiutare l'audiovisivo italiano nella competizione sul mercato internazionale?
«Le attività che ci vedono impegnati su questo fronte sono molte. Tra queste, dare supporto alle nostre produzioni all'estero e ai film frutto di accordi di coproduzione, e poi spingiamo perché sia sempre più forte la presenza di film italiani nei festival internazionali e nelle più importanti occasioni di incontro tra gli operatori di settore di tutto il mondo».
Si parla molto di lottizzazione. Cosa ne pensa?
«Lo spoils system non mi spaventa. Al contrario.
Le persone vanno giudicate però per la loro competenza. D'altronde è anche vero che un tecnico pur valido possa non essere in grado di sostenere la mia visione. Quindi è naturale cercare persone che oltre che capaci siano in grado di sostenere i miei progetti».
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