Badge, smartphone e braccialetto sensorizzato: si potrebbe dover rientrare così al lavoro, nella «fase 2» dell'emergenza coronavirus, quella della ripartenza, quando il rischio di una nuova impennata dei contagi sarà ancora reale. Per garantire il rispetto delle norme di sicurezza in fabbrica o in ufficio, a partire dalla distanza di almeno un metro tra sé e gli altri, la tecnologia potrebbe giocare un ruolo centrale.
La pensa così anche Engineering, gruppo tecnologico italiano che ieri ha lanciato sul mercato Smart Proximity, un sensore indossabile - loro lo immaginano inserito, appunto, in un bracciale - in grado di relazionarsi con altri sensori entro un metro e mezzo di distanza. Quando due utenti si avvicinano troppo, vengono avvertiti con un segnale di allarme (un suono, una vibrazione o una luce) e invitati a mantenersi distanti. Il contatto tra le due persone viene inoltre memorizzato sui server dell'azienda per un tempo prestabilito e concordato con il medico competente.
«Non c'è tracciamento dei movimenti dell'utente, ma solo un rilevamento delle distanze interpersonali», precisa Paolo Pandozy, amministratore delegato di Engineering. Secondo cui soluzioni tecnologiche come Smart Proximity, unite all'utilizzo delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione individuale, saranno l'elemento chiave per agevolare la ripresa delle attività lavorative. Non solo perché sono in grado di vigilare sul rispetto delle regole, ma anche perché in caso di contagio sul posto di lavoro permettono di risalire alla catena dei contatti e di verificare immediatamente lo stato di salute dei colleghi a rischio. Il sistema, prosegue Pandozy, si adatta bene ai lavoratori dell'industria, del settore edile, ma anche agli impiegati di banca e della pubblica amministrazione. In sintesi, «ovunque ci sia l'esigenza di tornare al lavoro in sicurezza».
In Italia ha pensato a uno strumento analogo Ferrari: nel piano di graduale riapertura delle sedi di Maranello e Modena è prevista la possibilità - volontaria - per i dipendenti degli stabilimenti di servirsi di un'app che, oltre a monitorare la sintomatologia, consente il tracciamento dei contatti avuti con eventuali positivi al Covid-19.
Anche nel resto del mondo ci si sta interrogando su come la tecnologia possa aiutare a superare l'emergenza sanitaria. In California l'università di Stanford, con il supporto di Apple, ha sviluppato un'applicazione rivolta ai lavoratori più esposti al contagio - operatori sanitari, forze dell'ordine e vigili del fuoco - che permette, a chi lo necessitasse sulla base di uno screening a distanza, di prenotare direttamente dal telefonino un appuntamento prioritario per sottoporsi a tampone.
A questo punto ci si attende che servirà per la fase di ripartenza, più che per quella attuale della serrata, anche il software allo studio del ministero dell'Innovazione italiano.
La ministra Paola Pisano ha ricevuto le conclusioni della squadra dei 74 esperti sulle oltre 300 proposte di soluzioni di tracciamento della popolazione pervenute attraverso l'apposito bando. Ora provvederà a inoltrarle al governo per cercare di arrivare in tempo a una decisione finale.
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