U n giornalista turco fermato dai commessi della cancelleria durante la conferenza stampa con Angela Merkel, una cena di insulti con il presidente Frank-Walter Steinmeier e l'inaugurazione della più grande moschea di Europa. È in chiaroscuro il bilancio della visita di stato del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Germania. Il sultano è stato accolto con tappeti rossi e onori militari ma anche le proteste di strada della sinistra e di quella parte dei turchi tedeschi ostili al sultano ma la forma non ha prevalso sulla sostanza. Dopo mesi di gelo, Berlino e Ankara hanno ripreso a parlarsi ma «tra noi restano grandi differenze in materia di standard democratici» ha sottolineato la cancelliera davanti ai giornalisti. La conferenza stampa di venerdì è stata interrotta dalla protesta simbolica di un reporter turco, Ertugrul Yigit, con indosso una t-shirt con scritto «Libertà per i giornalisti in Turchia». L'uomo è stato subito allontanato dalla sicurezza; poco dopo il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, ha chiuso il caso spiegando che «durante le conferenze stampa non si tengono manifestazioni politiche, e la regola vale a prescindere dalla fondatezza delle ragioni dei dimostranti». Durante lo stesso incontro, un Erdogan insolitamente moderato ha anche lodato l'integrazione dei suoi connazionali. Un anno fa, quando accusava i tedeschi di essere dei nazisti, soffiava invece sul fuoco dell'identitarismo. Il sultano avrebbe tuttavia anche minacciato di cancellare la conferenza stampa se alla stessa si fosse presentato il reporter turco Can Dundar, condannato nel suo Paese per presunti legami con il terrorismo.
Insomma, in virtù di relazioni fittissime basate sulle 7mila aziende tedesche attive in Turchia e i tre milioni di elettori turchi di Germania, la cancelliera e il sultano ce l'hanno messa tutta per rilanciare il dialogo. Erdogan però continua a governare con il pugno di ferro, tenendo in prigione centinaia di oppositori, a inclusione di parlamentari, magistrati, sindacalisti, giornalisti, e cinque cittadini tedeschi. Steinmeier glielo ha ricordato a cena: «Sono preoccupato per tutti coloro che rimangono in carcere in Turchia». «Lei è male informato», gli ha replicato il Reis, invitandolo piuttosto a occuparsi delle «migliaia di terroristi del Pkk che circolano liberamente in Germania». Insomma, una cena-disastro alla quale ha cercato di mettere una toppa sabato la cancelliera durante una colazione di lavoro con l'ospite turco tutta dedicata all'economia. Nonostante gli alti e bassi diplomatici, Ankara potrebbe assegnare una commessa miliardaria a Siemens e Deutsche Bahn perché modernizzino la rete ferroviaria turca.
Ieri pomeriggio Erdogan ha incontrato il premier regionale del Nord Reno-Westfalia, Armin Laschet: nel suo Land vive la più grande comunità di turchi all'estero, in gran parte sostenitori del sultano. Erdogan e Laschet dovevano vedersi al castello di Wahn, ma all'ultimo minuti la proprietà dell'immobile ha rifiutato di aprire i portoni al discusso Reis: il faccia a faccia fra i due politici è dunque avvenuto all'aeroporto. Erdogan ha poi inaugurato la grande moschea d'Europa di Colonia. Il luogo di culto appartiene alla Ditib, braccio religioso di Ankara all'estero: negli scorsi mesi la Ditib, che forniva decine di imam a tutta la Germania, è stata accusata di spionaggio a favore del governo di Ankara. Di recente Berlino ha tagliato dell'80% i fondi per l'integrazione religiosa che versava all'organizzazione.
In moschea, il Reis ha parlato ancora di integrazione ma anche del bisogno di guardarsi dall'islamofobia. Erdogan ha parlato a porte chiuse dopo che la piazza della moschea gli è stata negata «per motivi di sicurezza». Né Laschet né la sindaca di Colonia hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione.
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