Da provocazione a routine

La bella notizia, in fondo, è che il Gay Pride non fa più notizia. Significa che tutto, per fortuna, adesso è normale.

Da provocazione a routine

La bella notizia, in fondo, è che il Gay Pride non fa più notizia. Significa che tutto, per fortuna, adesso è normale. Come doveva essere prima, come giustamente è adesso, come lo sarà sempre. Ieri, per dire, a Milano non si sa se ha mobilitato più gente il corteo arcobaleno Lgbtq+ o il primo sabato di Saldi. Balli, salti, Confartigianato e Arcigay. Hanno festeggiato tutti. Sull'Orgoglio ci sono sempre meno Pregiudizi. La sfilata ormai è come Sanremo, o il Carnevale: un appuntamento fisso, rassicurante. Cosa hai fatto ieri? «Niente di speciale, prima ho fatto un salto al Pride, poi uno da Prada». Il corteo grazie a dio, scritto minuscolo, non fa scandalo, non è più una eccezione, non è una chiamata a raccolta di un mondo che una volta era diverso. È un evento atteso, condiviso, come un festival che ha successo e si ripete ogni anno: stessi ospiti, stesso pubblico, stessi vip, stessi politici opportunisti, stessi sindaci in cerca d'autore che ci infilano dentro il calzino arcobaleno, e sempre più aziende che, appoggiando vecchie battaglie civili e sfruttando nuovi segmenti di mercato, ci mettono sopra il logo: il Gay Pride è il momento in cui i brand mostrano pubblicamente, con il massimo della creatività di cui sono capaci, vicinanza e supporto alla community Lgbtq+ customizzando d'arcobaleno i propri prodotti più popolari. Business, hashtag, accessori genderless e orgoglio queer. «La tua azienda è attenta ai temi dell'inclusione e dell'equità?». Per fortuna essere gay non è solo una cosa normale. È di moda. Diesel, Levi's, Calvin Klein, Abercrombie & Fitch, jeans, t-shirt, felpe, costumi da bagno e intimo si tingono dei colori della bandiera che da simbolo è diventata icon. E non è la stessa cosa. Meglio così: significa che tutto è normalizzato, usuale, ordinario. Da provocazione il Gay Pride finalmente è diventato routine. Il corteo, ieri, è stato bellissimo, da Londra a Milano, da Napoli a Marsiglia, from Helsinki with love.... La strada per i diritti è sempre lunga, ma da noi - nell'Occidente liberale e democratico, dove pure, non si deve sottovalutare, l'omofobia è sempre in agguato - è stato percorso, negli anni, un bel tratto.

Ora si tratta di sostenere con tutte le nostre forze la marcia per i diritti là dove la strada è più accidentata: sogniamo un Gay Pride in Iran o Iraq o Turchia, andrebbe benissimo anche l'Afghanistan. Là sì, sarebbe una notizia.

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