"Ma quali libertà limitate. Non perdiamo tempo con contenziosi surreali"

L'ex presidente della Consulta: "Il diritto della comunità prevale su quello dei singoli"

"Ma quali libertà limitate. Non perdiamo tempo con contenziosi surreali"

«É la solita storia», protesta l'ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick: «Quella che rende difficili le cose semplici passando per quelle inutili». Il contenzioso legale sul green pass, risolto - ma solo per il momento - dal decreto del Tar del Lazio che boccia il ricorso degli antivaccinisti, si sarebbe potuto evitare facilmente: «Bastava rendere obbligatoria la vaccinazione. É una strada che la Costituzione prevede espressamente in una montagna di norme, e che si è scelto di non prendere. Forse si è preferito scegliere la strada della persuasione, o forse ha pesato la eterogenità della maggioranza. Non lo so e non mi riguarda. Quello che vedo è che la conseguenza sono contenziosi surreali come questo innescato davanti a Tar del Lazio, in cui si contesta al governo di avere applicato una legge. Ma si può?».

Però i no vax, nel loro ricorso, sostengono che sono stati compressi diritti fondamentali dell'individuo.

«Ma bisogna leggerlo bene l'oggetto del ricorso! A venire impugnati davanti a Tar del Lazio sono stati i provvedimenti con cui il ministero dell'Istruzione applicava il decreto legge 52 dell'aprile scorso. É una legge dello Stato di cui i decreti ministeriali sono una semplice attuazione. É una legge ingiusta, anticostituzionale? Allora dovevano prendersela con la legge, o poteva essere il giudice del Tar a sollevare di sua iniziativa una questione di legittimità. Tutto questo non è avvenuto. La legge è in vigore, ed è essa a prevedere al primo e secondo comma dell'articolo 9 che il personale scolastico è tenuto a esibire la certificazione verde, altrimenti è considerato assente ingiustificato e perde il diritto allo stipendio. I provvedimenti impugnati davanti al Tar non facevano che dare corso a questa norma».

I ricorrenti chiedevano almeno una sospensione del decreto in attesa della sentenza definitiva, per evitare conseguenze irreparabili.

«Quali? Si parla solo di sospensione dello stipendio che è rimborsabile. Il giudice ha fissato la discussione nel merito per il 5 ottobre. Direi che in un mese non può accadere nulla cui non si possa rimediare, se mai il ricorso dovesse venire accolto».

Intanto però senza green pass non si sale neanche sul Frecciarossa.

«L'articolo 16 della Costituzione prevede che si possa limitare la libertà di circolazione quando mette a rischio la sanità o la sicurezza. Davvero qualcuno riesce a immaginare una situazione in cui più di oggi sia applicabile questo precetto? Il percorso delle decisioni è inevitabile: la scienza è chiamata a fornire le indicazioni, e lo ha fatto in modo chiaro; certo, la scienza può sbagliare, ma gli sbagli in questa vicenda sono stati del tutto marginali. Una volta che la scienza ha parlato, è la politica a dover decidere sulle sue proposte, a doversi prendere le proprie responsabilità. E deve farlo muovendosi in un unico alveo, che è quello delle garanzie costituzionali. Non mi stancherò mai di ricordare che per l'articolo 32 della Costituzione il diritto alla salute non è solo un diritto fondamentale per ciascuno ma anche per tutti gli altri, un interesse della comunità che se necessario può prevalere sul diritto del singolo. Il decreto legge 52 non faceva altro che muoversi su questa strada, e i provvedimenti ministeriali non hanno fatto altro che dargli pratica attuazione.

Poi possiamo perderci quanto vogliamo in discussioni complicatissime ed affascinanti, ma la realtà è che siamo nel pieno di una pandemia e forse non è il momento di parlare di filosofia. Certo, se la comunicazione da parte di tutti, soprattutto scienziati e politici, fosse stata più chiara sarebbe stato più difficile che gli alfieri della contestazione vi si infilassero con i loro slogan».

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