Quando Beppe Grillo difendeva il figlio Ciro a spada tratta

Il rinvio a giudizio di Ciro Grillo riporta alla mente la difesa in video del padre. Il MoVimento, nonostante tutto, ancora lontano dal garantismo

Quando Beppe Grillo difendeva il figlio Ciro a spada tratta
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Il rinvio a giudizio di Ciro Grillo apre il cassetto dei ricordi e la memoria non può che andare dalle parti del video con cui Beppe Grillo ha provato a difendere suo figlio. I toni di quell'intervento hanno suscitato una marea di critiche difficili da dimenticare. Tra ipotesi varie e possibili retroscena, non c'è dubbio che quel filmato abbia scosso le coscienze di molti italiani, diventando un passaggio molto discusso sulle cronache.

"Ormai sono due anni, sono stufo. Se dovete arrestare mio figlio, perché non ha fatto niente, allora arrestate anche me perché ci vado io in galera", ha tuonato il fondatore del MoVimento 5 Stelle in quella circostanza. Era l'aprile di quest'anno. E ancora:"Io voglio chiedere perché un gruppo di stupratori seriali, compreso mio figlio dentro, non sono stati arrestati. La legge dice che gli stupratori vengono arrestati e messi in galera e interrogati in galera o ai domiciliari". Sino a questo punto, le considerazioni del creatore del grillismo erano state soprattutto relative al tipo di atteggiamento assunto dalla Giustizia rispetto al caso.

Poi la parte del discorso più discussa in ambito mediatico-politico: "Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato e fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano". Tanti - ai tempi - hanno fatto notare come una donna abbia tutto il diritto di denunciare, all'interno dei tempi consentiti sotto il profilo giuridico, quando si sente pronta, considerando pure la necessità di elaborazione psicologica che una persona che ha subito violenza - o che nel caso di Ciro Grillo potrebbe aver subito una violenza - può avere.

Il garantismo prevede che sino al terzo grado di giudizio tutti debbano essere considerati innocenti. Un principio che vale anche per Ciro Grillo e che dovrebbe essere rammentato soprattutto a chi ha fatto del giustizialismo una bandiera da sventolare in funzione di qualche consenso. Tra le realtà che si sono contraddistinte per non avere troppi scrupoli nel condannare esponenti poltici sul piano pubblico ancora prima della sentenza di terzo grado, c'è di sicuro il MoVimento 5 Stelle.

Oggi Giuseppe Conte dice di aver operato una svolta tanto linguistica quanto contenutistica, ma la sostanza politica di certe posizioni, comprese quelle sulla Giustizia, come dimostrato dalle barricate sulla riforma che avrebbe voluto Alfonso Bonafede, è sempre lo stesso.

Beppe Grillo, per il suo video, ha usato le medesime intensità delle convinzioni giustizialiste grilline. Del resto il capostipite è lui. Una similitudine che, quando si parla di una difesa di tipo familiare, può persino apparire paradossale. Ma lo stile urlato, pensandoci bene, è sempre lo stesso.

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