Il governo sotto scacco gioca allo scaricabarile

Renzi striglia i governatori controcorrente. Ma le sue chiacchiere non funzionano più

Il governo sotto scacco gioca allo scaricabarile

Roma - Per una volta, converrebbe persino dare credito alle parole di Corrado Passera, quando invita la Lega a «non scherzare con il fuoco». L'immigrazione è tema rovente, ad alto contenuto esplosivo. Non ci si addentra su un semplice terreno minato, quando si parla del campo sul quale s'è alimentata a sazietà Mafia Capitale . Bensì di una santabarbara fatta di mine a frammentazione, le cui schegge sono in grado di colpire sia singoli esponenti del Pd, sia politiche governative. Fino alla capacità del premier di rendersi credibile mediaticamente.

Le ultime Regionali fanno testo, e Palazzo Chigi sa quanto abbia contato sullo scarno risultato aver lasciato praterie in balia del populismo e della demagogia di Salvini. Davanti alle tragedie dei profughi, così come ai problemi legati alla loro permanenza in Italia, s'è visto che la chiacchiera di Matteo Renzi proprio non funziona. Né sul fronte interno, né su quello europeo, dove resta arduo trovare chi si faccia davvero carico di questo fiore della generosità che nasconde grumi di spine velenose. Il premier ne è perfettamente conscio, sull'immigrazione è in grande difficoltà. Tanto che ieri ha cercato di scaricare sul passato molte delle responsabilità. «Tutti abbiano il buonsenso di ricordare a se stessi chi ci ha portato in questa situazione. Alcuni di quei governatori che si lamentano erano al governo quando sono state adottate regole che hanno lasciato da sola l'Italia...». Renzi ha provato anche a sfruttare il cosiddetto «asse dei governatori del Nord», lamentando il fatto che indebolisce la posizione dell'Italia. «Finora le risposte della Ue sono largamente insufficienti. Stiamo cercando di coinvolgere i nostri partner ma, certo, diventa difficile quando sono alcune regioni del tuo Paese a dire che il problema non le riguarda». Il resto della reazione alla proposta di Maroni è sul filo del risaputo. «Basta con la filosofia dello scaricabarile» e «basta giocare con la demagogia, il problema-immigrazione non si risolve con gli slogan».

Già nel primo pomeriggio era stato il viceministro dell'Interno Filippo Bubbico, ad alzare il fuoco di sbarramento. «Non ho parole per commentare Maroni, il suo intervento è del tutto illegittimo». «Irresponsabile, xenofobo, usa metodi mafiosi e propone un inaccettabile ricatto ai sindaci». Era una grandinata estiva quella che si abbatteva in poche ore sul governatore lombardo, da parte dell'area di governo e di Sel. Per finire con Landini (Coalizione sociale) che definiva quello di Maroni «un modo barbaro di affrontare l'emergenza». L'Anci parlava di «farneticante minaccia di Maroni ai Comuni» e «ridicola diffida ai prefetti». Mentre il presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, sottolineava come la proposta scatenerebbe una reazione a catena.

«Se Maroni volesse continuare a procedere su questa linea, allora sarebbe più che giusto che il governo togliesse alla Lombardia, al Veneto e alle altre Regioni che condividono queste posizioni i finanziamenti che lui vuole togliere ai Comuni che ospitano i profughi». Pan per focaccia, o legge del taglione. Nè più nè meno.

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