I l presidente della Repubblica ieri ha ripetuto che «serve verità su Ustica, spero che i Paesi alleati collaborino». Lo ha detto perché era il quarantesimo anniversario della strage di 81 fra passeggeri ed equipaggio del DC-9 I-Tigi in volo fra Bologna e Palermo, inabissatosi in prossimità dell'isola di Ustica. La sua frase, tradotta per chi non ricorda la storia, significa: «Per favore, qualche paese alleato (uno a caso: gli Stati Unti) ci dica che è stato un suo aereo a lanciare un missile contro il Mig su cui viaggiava il leader libico Gheddafi, ma che poi ha colpito per sbaglio il Dc9I-Tigi civile dell'Itavia sotto la cui pancia il Mig libico si nascondeva». Onestamente, se il presidente di questa sventuratissima Repubblica la cui Giustizia fa acqua da tutte le parti, avesse soltanto espresso la speranza che la verità finalmente salti per Ustica e parecchi altri misteri (Moro, Strage di Bologna, attentato al Papa e altro), sarebbe stato meglio. Ma ieri anche il premier Conte ha fatto una dichiarazione su Ustica ma più prudente perché non contiene l'invito a qualche «Paese alleato» ad assumersi la responsabilità della strage terroristica. Dice Conte che si deve «cercare senza sosta a verità sulla la strage in cui morirono 81 persone e su che cosa accadde realmente la sera del 27 giugno del 1980». È vero, nessuno ha finora cercato davvero quel che manca, benché i pezzi ci siano tutti e non sono il missile inesistente. È già successo che le autorità italiane abbiano chiesto alla Nato, alla Francia e agli Usa se per caso un loro aereo militare avesse abbattuto il DC-9 italiano, mentre se ne andavano a caccia di un (inesistente) Mig libico con dentro Gheddafi. La Nato, gli Usa e la Francia si sono già dichiarati molto infastiditi da questa pretesa dei politici italiani, ed hanno sempre risposto: «Chiedetelo ai vostri investigatori e ai vostri magistrati inquirenti». Gli americani in particolare hanno sempre ricordato che quando un loro missile per errore abbatté sullo stretto di Hormuz un aereo iraniano ammisero l'errose e risarcirono le vittime. Invece in Italia preval la narrazione di una lobby mediatico-politica che da anni lavora affinché il falso trionfi e la verità resti nascosta. Ricordiamo brevemente quale anno diabolico fosse quel 1980.
Eravamo ancora in piena guerra fredda, le Brigate Rosse seguitavano a uccidere, le Olimpiadi di Mosca furono boicottate dalla comunità internazionale perché l'Unione Sovietica aveva invaso l'Afghanistan, il presidente Jimmy Carter perse la sua battaglia con gli ayatollah iraniani che avevano sequestrato il personale diplomatico, l'aereo di Ustica esplose in aria, la stazione di Bologna cinque settimane dopo esplose, il fratello del Presidente Mattarella, Piersanti, presidente della Regione Sicilia fu barbaramente assassinato da Cosa Nostra, l'Irpinia fu sconvolta da un terremoto che spaccò l'Italia in due (anche politicamente perché nacque la Lega); John Lennon fu assassinato da un pazzo mentre l'Italia si contorceva da due anni senza conoscere né allora né dopo la verità sul massacro di via Fani e il rapimento, interrogatorio e assassinio di Aldo Moro. L'anno successivo, il 1981, avrebbe visto un altro grave disastro: il tentato omicidio del papa polacco Karol Wojtyla, E qui ci fermiamo.
Bene: da allora mai uno solo dei grandi misteri d'Italia è stato ricostruito dalla giustizia italiana, sempre impantanata fra rinvii, depistaggi, sentenze contraddette da altre sentenze. Quanto a Ustica, c'è una sentenza penale passata in giudicato e poi un'altra sentenza, ma civile sull'evento. La sentenza penale, dichiara che nessun missile colpì l'aereo di Ustica, che le cause possibili sono varie, prima fra le quali una bomba a bordo nella toilette, e che nessuna tesi è certa. Poi c'è un'altra causa civile per risarcimento danni che, all'insaputa della prima, ha stabilito che i danni alle famiglie delle vittime debbano essere pagati dai generali dell'Aeronautica di quell'epoca, perché avrebbero mentito e depistato per nascondere la balla del missile destinato al Mig (mai esistito) e che invece colpì l'aereo di Ustica.
Nel frattempo, la Strage di Bologna priva di qualsiasi senso politico, anche il più perverso veniva appioppata ai terroristi «fascisti» che erano la Mambro e Fioravanti, già condannati a due ergastoli per delitti confessati e rivendicati e che hanno sempre detto di non entrarci niente con Bologna, cosa perfettamente credibile perché per loro non faceva alcuna differenza. Il premier vuole davvero dare una mano? E allora faccia togliere il segreto al carteggio tra il colonnello dei servizi segreti Stefano Giovannone nell'ambasciata italiana di Beirut nel 1980 e la Farnesina, dove c'è tutta la storia delle minacce degli attentati per Ustica e Bologna.
Comunque, dopo quarant'anni di sentenze fra loro opposte, sentenze arenate e arrese, depistaggi e rinvii, la Giustizia italiana non è stata in grado di scoprire nulla, ma semmai di insabbiare tutto.
Perché non fu registrata la deposizione del colonnello Gaetano Lippolis che vide le bruciature da scoppio di bomba sui cadaveri ancora galleggianti e fusi con i loro sedili? Perché nessuno ha detto che un missile non buca il bersaglio ma gli esplode di fronte esplode distruggendolo con una vampata di schegge, mentre l'aereo è a pezzi, ma non distrutto? Perché non fu accettata la testimonianza del fisico Frank Taylor che risolse il caso del B747 di Lockerbie e che ci raccontò tutto sulla bomba nella toilette dell'aereo di Ustica, ma lo poté fare soltanto nell'aula magna del CNR in piazzale Aldo Moro a Roma vuota dove non c'era nessuno della lobby mediatico-giudiziaria, ma soltanto chi scrive e alcuni giornalisti di riviste aeronautiche? Le massime autorità italiane vogliono la verità? Anche quella sulla morte di Moro? Sulle Brigate Rosse eterodirette? Sui patti segreti con i palestinesi? E a chi vogliono chiederle, se non a chi in quarant'anni non ha saputo servire al Paese neppure una verità, ma soltanto eseguire le direttive della nota lobby mediatico-giudiziaria? Se Conte fa sul serio, batta un colpo.
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