Quegli agganci con la rete prodiana del mediatore d'oro sotto inchiesta

Gli intrecci che riconducono ai fedelissimi dell'ex premier

Quegli agganci con la rete prodiana del mediatore d'oro sotto inchiesta

La vera storia nella storia dell'inchiesta sulle mascherine d'oro di Arcuri è la permeabilità della classe dirigente italiana ai Forrest Gump. Al centro del caso mediazioni d'oro per gli acquisti del commissario Domenico Arcuri c'è infatti un uomo che vanta una lunga serie di titoli ed esperienze altisonanti in parte inventati. E nonostante venga coinvolto in scandali che vanno dal crac bancario della Popolare di Spoleto (è nel Cda) al Vatileaks, riesce a comparire a fianco di ministri, sottosegretari e sindaci. I quali, dopo avergli conferito sterminati incarichi, sostengono di non conoscerlo granché bene. Eppure annodando tutti i fili, si arriva al pianeta dei Prodi boys.

Il personaggio in questione è Mario Benotti (nel tondo), uomo chiave dell'inchiesta mascherine, che Arcuri diceva di non conoscere ma con cui ha avuto nell'ultimo anno oltre 1.200 contatti telefonici (svelati in tv a Quarta Repubblica) per trattare commesse in Cina da 1,2 miliardi. Il curriculum accademico di Benotti, sottoposto al vaglio delle inchieste de La Verità e di Non è l'Arena, si è squagliato. A Benotti piaceva farsi chiamare professore ma sia la Temple university che l'ateneo di Tor Vergata hanno smentito le docenze che vantava. Ma non solo: sono smentite anche la sua laurea in Giurisprudenza alla Sapienza e quella presso l'Università pontificia che comparivano nel suo Cv.

Eppure Benotti riesce da anni ad accreditarsi come consigliere di potenti del Pd, spesso a titolo gratuito, come gratuita doveva essere la mediazione per Arcuri: secondo la Finanza però, Benotti ha poi intascato milioni dai fornitori cinesi.

Nel 2015 viene coinvolto nel caso Vatileaks e si dimette dal ruolo di consigliere per gli affari interreligiosi del sindaco di Firenze Dario Nardella. Solo un rovescio momentaneo, perché per lui ogni incarico diventa un lasciapassare per accedere al successivo. Graziano Delrio, da ministro delle Infrastrutture, lo nomina consigliere giuridico, ma ora sostiene di non averci avuto a che fare. Del resto Benotti è stato anche consigliere presso il ministero del Lavoro, ma il ministro di allora, Giuliano Poletti, nega di conoscerlo. A firmare l'incarico è l'ex deputato Pd Luigi Bobba, al quale, risulta al Giornale, lo presenta Sandro Gozi, che da sottosegretario alla presidenza del Consiglio in era Renzi lo nominò come capo della segreteria particolare. Gozi è un prodiano doc, già assistente politico dell'allora presidente della Commissione europea.

E qui si riannodano i fili che portano alla incredibile trattativa miliardaria con Arcuri: sebbene molti ricordino gli incarichi ricevuti da D'Alema, il commissario si racconta come «scoperto» da Romano Prodi: «Chiamò all'Iri dieci di noi ben laureati della Luiss». Proprio come Gozi. Guarda le coincidenze.

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