Quell'accordo siglato dall'ex ministro Orlando: "Niente ergastolo per Battisti"

In Brasile non c'è l’ergastolo. Per questo il governo Gentiloni si era impegnata per garantire che non sarebbe stato applicato a Battisti

Quell'accordo siglato dall'ex ministro Orlando: "Niente ergastolo per Battisti"

Condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi, Cesare Battisti si era reso irreperibile dopo l'ordine di arresto emesso dal giudice del Tribunale Supremo brasiliano, Luiz Fux, e il decreto di estradizione firmato dal presidente uscente Michel Temer. Il terrorista sarà presto portato in Brasile e da lì verrà timandato in Italia dove le famiglie delle vittime lo attendono per avere giustizia e accertarsi che sconti la sua pena. Tuttavia, come ricorda il Corriere della Sera, il precedente governo guidato da Paolo Gentiloni aveva stretto un accordo con il Brasile per garantire che, una volta riportato in Italia, non avrebbe scontato l'ergastolo.

In Brasile Battisti era arrivato dopo aver fatto perdere le sue tracce il 22 agosto del 2004, lasciando la Francia, dove, evaso da un carcere italiano, si era rifugiato nel 1980. A Parigi, grazie alla "dottrina Mitterrand", si era rifatto una vita: abbandonata la lotta armata, si era dato alla scrittura pubblicando gialli e saggi in cui proponeva alcune analisi sull'esperienza dell'antagonismo radicale. Poi, però, quando l'aria era cominciata a farsi più pesante, Battisti aveva deciso di fuggire. A cambiare le carte in tavola era stato il parere favorevole all'estradizione dato dalla Corte d'appello di Parigi il 30 giugno del 2004. Il presidente francese Jacques Chirac aveva, infatti, fatto sapere che avrebbe dato il via libera all'estradizione nel caso in cui il ricorso in Cassazione presentato dai legali di Battisti fosse stato respinto. Pochi mesi dopo, il 23 ottobre 2004 il primo ministro francese, Jean Pierre Raffarin, aveva firmato il decreto di estradizione che costringeva il terrorista a scontare la propria pena in Italia.

Fuggito dalla Francia nel 2004, Battisti è stato arrestato in Brasile nel 2007 ed è rimasto nel carcere di Papuda fino al giugno 2011. Nel 2009 Il Tribunale Supremo Federale autorizzò l'estradizione, ma la decisione fu bloccata dal pronunciamento del presidente Luiz Inácio Lula da Silva e Battisti ottenne il permesso di residenza permanente. Ma con l'elezione di Jair Bolsonaro la musica è cambiata e, dopo l'arresto in Bolivia, si attende che il terrorista venga riportato in Italia. Ora non resta che vedere che pena sarà chiamato a scontare. "In Brasile non c’è l’ergastolo, è vietato dalla Costituzione: per questo l'Italia si è impegnata per garantire che non sarà applicato a Battisti", ha spiegato al Corriere della Sera l'ex direttore degli Affari di Giustizia del dicastero di via Arenula, Raffaele Piccirillo, che seguì direttamente il caso quando ministro era Andrea Orlando. In base all'accordo della cosiddetta "condizione accettata", concluso il 5 e 6 ottobre del 2017, a Battisti verrà applicata la pena massima di trent'anni. "L'autorità che doveva concedere l'estradizione, ossia il Brasile - ha continuato Piccirillo - ha apposto la condizione legata all'ergastolo e il ministro della Giustizia l'ha accettata". Un tetto che, secondo gli esperti, potrebbe anche rivisto al ribasso perché, come spiega sempre l'ex direttore degli Affari di Giustizia, il terrorista potrebbe anche "usufruire dei benefici penitenziari, come la liberazione anticipata prevista dall'articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario". Per richiederlo, però, dovrà scontare almeno metà della pena inflitta.

Per evitare che questo

accada il governo Conte ha disposto che Battisti torni in Italia direttamente dalla Bolivia. "In questo modo - ha spiegato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede - il terrorista sconterà la pena che gli è stata comminata dalla giustizia italiana: l'ergastolo".

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