"Questo quartiere un inferno. Possiamo solo scappare"

La madre di una delle bimbe abusate: «Ci hanno isolato». Ancora una violenza in Sicilia: la vittima ha 17 anni

La piscina dismessa a Caivano dove sarebbero avvenuti gli stupri
La piscina dismessa a Caivano dove sarebbero avvenuti gli stupri
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Una situazione, quella di Caivano, che è rimasta tale e quale a quella che nove anni fa portò alla morte di Fortuna Lofreddo, la bambina di sei anni uccisa per essersi ribellata all'ennesima violenza sessuale subíta da un vicino di casa che l'ha scaraventata dall'ottavo piano del palazzo dove abitava. Da allora per il degrado umano e sociale del rione alle porte di Napoli è stato fatto poco o nulla e questo sarà uno dei punti nell'agenda della premier Giorgia Meloni, oggi nei luoghi dello stupro di gruppo subito dalle due cuginette di 10 e 12 anni per affrontare il nodo sicurezza dopo le polemiche che si sono accese.

Luoghi che la mamma di una delle due bambine ha definito un «inferno». Un inferno da cui vorrebbe scappare. Per questo vorrebbe parlare personalmente con la presidente del Consiglio. «Senza intermediari, senza politicanti, per raccontarle le mie paure», dice la donna, che ha affidato il «suo grido di dolore» al legale della giovanissima vittima, Angelo Pisani. «La madre della piccola chiede di scappare via da quei luoghi, la famiglia vuole essere messa in salvo, vuole una seconda possibilità, vuole scappare dall'inferno», sottolinea il legale. Da quando sono venuti alla luce gli abusi subíti ripetutamente dalle due bambine - vittime di una banda di dieci ragazzini, due maggiorenni di 18 e 19 anni e gli altri di età compresa tra i 14 e i 17 - la mamma di una delle due cuginette si sente più che mai isolata. Anzi, non si sente al sicuro. «Stiamo subendo minacce dal quartiere, non possiamo uscire di casa. Nei giorni scorsi è stato fatto anche sparire il motorino di mio figlio, quello che ha denunciato gli orrori facendo partire l'inchiesta», dice. Per questo vorrebbe avere un faccia a faccia con la Meloni e che la premier oggi visitasse la scuola frequentata dalla figlia e dalla nipote. L'avvocato Pisani, intanto, sollecita una normativa speciale per arginare casi come questo: «Penso ad un codice azzurro come quello rosso per contrastare la violenza sulle donne dedicato esclusivamente alla tutela dei bambini e delle famiglie».

Mentre il tema caldo della sicurezza impegna il governo, dalla Sicilia rimbalza un'altra storia di violenza sessuale, la terza in pochi giorni, sulla quale gli inquirenti mantengono ancora una stretto riserbo. La vittima questa volta ha 17 anni e sarebbe stata abusata da un artigiano di Valguarnera, un piccolo paese della provincia di Enna. È stata la stessa ragazza a denunciare di essere stata violentata, indicando il presunto responsabile ai magistrati che hanno aperto un fascicolo dopo aver ascoltato la sua testimonianza con l'aiuto di una psicologa e attivato le procedure del Codice rosso. Sembra che la giovane conoscesse l'uomo, residente nel suo stesso paese, e che sia stata attirata in trappola dopo averlo incontrato in un locale.

Infine, per il terzo caso che ha occupato le cronache di questi giorni in tema di violenze sessuali, a Palermo ieri c'è stata l'udienza davanti al Tribunale del Riesame e i giudici hanno respinto la richiesta di scarcerazione per Christian Maronia, uno dei sette indagati per lo stupro della diciannovenne violentata dal branco all'inizio di luglio in un cantiere del Foro Italico. Stessa sorte degli altri tre indagati che avevano già chiesto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare.

Ieri il ragazzo non era in aula, mentre davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia si era difeso sostenendo che la ragazza era consenziente. Il suo legale ha rinunciato all'incarico. È già il secondo in pochi giorni.

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