A marzo scorso George Stephanopoulos, dell'emittente televisiva americana ABC, durante un'intervista domandò a Biden: «Lei conosce Vladimir Putin. Pensa che sia un assassino?» il presidente rispose: «Lo penso» e passando ad altro tema aggiunse: «Pagherà un prezzo per aver tentato di influenzare le elezioni presidenziali del 2020». Ad oggi non è dato sapere se il Cremlino abbia sborsato un centesimo o subito la ritorsione che Biden, fieramente, gli aveva promesso con fervore, ma è difficile pensare che Putin abbia avuto paura. Dopo la minaccia, rivolta ad un ex funzionario del Kgb, capace di mantenere il sangue freddo in ogni occasione, raccontò di come in precedenza avesse accusato Putin di non possedere un'anima e l'avversario gli avesse risposto: «Ci capiamo reciprocamente». E ancora Biden sperò di aver intimidito Putin apostrofandolo cosi: «Io conosco te e tu conosci me. Se stabilisco che è successo, sii preparato» di nuovo l'idea di riuscire a spaventare un uomo famoso per avere i nervi d'acciaio. Sottovalutare forza e intelligenza dell'avversario mina la credibilità di un leader e testimonia la sopravvalutazione delle proprie capacità che si correla a un eccesso di sicurezza che predispone a decisioni rischiose ed errate. Un mese fa si disse certo del fatto che l'esercito afgano potesse resistere all'aggressione talebana, grazie all'addestramento e ai mezzi che l'America aveva fornito all'esercito del presidente Ghani, fuggito negli Emirati Arabi prima dell'evacuazione statunitense.
Per Biden un disastro personale oltre che politico, di un uomo che si è presentato come persona sensibile e sentimentale, ripreso dalle telecamere mentre il primo giorno della sua elezione prima va in chiesa e poi al cimitero dove riposano i suoi cari.
La scelta di una ritirata programmata male costerà la vita a moltissimi afgani, eppure nemmeno le immagini delle donne che spingono i loro bambini al di là del filo spinato dell'aeroporto, nella speranza che siano raccolti dai militari e tratti in salvo dall'incubo talebano, lo ha convinto a fare un passo indietro e se lo farà, ha sottolineato, sarà soltanto per garantire il rimpatrio dei suoi connazionali. Oltre alle valutazioni politiche c'è l'empatia. Di fronte ad una nave che affonda in un mare in tempesta si prova a trarre in salvo tutti cominciando dalle donne con i loro bambini, anche se non sono yankee.
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