C'è anche un servizio giornalistico sull'avanzata sharia nell'Europa del Nord, precisamente in Svezia, tra le motivazioni che hanno spinto l'Agcom a infliggere alla Rai una maxi multa da 1,5 milioni di euro.
Come sottolinea Il Fatto Quotidiano, in mezzo ai vari episodi contestati a Viale Mazzini spicca un pezzo considerato off-limits dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Si tratta di un approfondimento mandato in onda il 19 maggio 2019 dal Tg2 riguardante l'integrazione delle comunità islamiche in Svezia e firmato dal vice caporedattore Manuela Moreno.
Moreno era stata inviata in loco dopo l'accoltellamento della moglie del leader della comunità ebraica di Malmo, città svedese suo malgrado finita agli onori della cronaca per episodi come quello appena descritto. Nel servizio la giornalista intervista diverse persone: un imam, studiosi di terrorismo e altri esperti di islam. Le parole che accompagnano le immagini evidenziano la criminalità in uno scenario a dir poco complesso: “Molte zone sono fuori controllo, la polizia non entra. Sono oltre 60 i quartieri come questo, soprannominato 'Mogadiscio' per l' alta presenza di somali, dove vige la sharia, la legge islamica. Una criminalità in forte crescita, con il più alto numero europeo di stupri”.
Il 25 maggio, pochi giorni dopo la messa in onda del pezzo, il leader della Lega, Matteo Salvini, condivide sui suoi canali social il servizio, con l'aggiunta di un commento: “Non vogliamo fare la fine della Svezia, questa non è integrazione! No all'Eurabia”. A quel punto l'ambasciata svedese a Roma incrocia le braccia e scrive una lettera di protesta alla direzione del Tg2.
La difesa del corpo diplomatico di Stoccolma parla chiaro: nel Paese scandinavo “non esistono no-go zones” e non ci sono neppure “aree dove viene applicata la sharia”. Per quanto riguarda gli stupri, “la statistica dà un' immagine errata della situazione” in quanto “la definizione giuridica svedese di stupro è più ampia che nella maggior parte degli altri paesi () e la frequenza delle denunce è molto alta”.
Le polemiche non si placano. Anzi: crescono con il passare del tempo, finché il 20 luglio viene formalizzata una richiesta di sanzione alla Rai per il servizio messo in onda. La multa è salatissima: 1,5 milioni per "il mancato rispetto dei principi di indipendenza, imparzialità e pluralismo richiesti al servizio pubblico”. Attenzione però, perché la stangata include anche altri prodotti realizzati dalla tv pubblica, ovvero altre trasmissioni e altri programmi.
I precedenti
In ogni caso, tornando sull'episodio della Svezia, la scelta dell'Agcom appare quanto mai severa, anche perché nel corso degli anni le difficoltà in materia d'integrazione di Stoccolma sono state messe in evidenza da altre testate, e non solo dal Tg2.
Ad esempio l'11 marzo 2017 il quotidiano La Stampa aveva partorito un reportage inerente al “ghetto ribelle di Malmo”, là dove “vacilla il modello Svezia”; il 23 aprile 2019 Il Messaggero realizzava un articolo sullo stesso argomento, in cui si spiegava come “il modello porte aperte” alimentasse l'anarchia sociale.
Repubblica, addirittura, già il 23 maggio 2013 faceva luce sul sistema svedese, che non “è riuscito a integrare alcune fasce della popolazione”.In questi casi nessuno aveva inflitto una multa alle testate. Cosa che invece è capitata al Tg2 per aver fatto la stessa cosa: raccontare cosa succede in alcuni quartieri di Malmo.
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