Roma Un passo avanti e due indietro. Approvi ora per disapprovare dopo. È la marcia della testuggine quella che inchioda alla realtà il governo di Matteo Renzi. Nell'ultima giorno di luglio l'esecutivo incassa il sì di Palazzo Madama sul disegno di legge sulla Riforma della Rai. Favorevoli 142, contrari 92, zero gli astenuti. Tuttavia raccontano che Renzi e i suoi siano ancora scottati dalla giornata di giovedì quando nell'aula del Senato il governo è andato sotto su un emendamento che prevedeva lo stralcio della delega sul canone Rai inserita nel disegno di legge del governo.
Una bocciatura che nella war room di Palazzo Chigi viene derubricata come «un avvertimento della minoranza dopo la vicenda Azzollini e l'operazione Verdini». Ma il premier dissimula: «I numeri ci sono lo stesso sia alla Camera e al Senato, non siamo preoccupati». È semplicemente «un incidente percorso» che potrebbe essere sanato a Montecitorio, dove il provvedimento sulla riforma della Rai approderà nel mese di Settembre. E anche se fosse «un segnale politico» della minoranza del Pd e delle forze di opposizione Renzi non si scompone. Anzi, rilancia con il rinnovo dei vertici di Viale Mazzini. «Siamo impegnati perché il Parlamento il 4 agosto in commissione di Vigilanza indichi sette consiglieri di amministrazione della Rai. Il 5 il governo presenterà la proposta di presidente e il nome di direttore generale». Insomma, la road map è già sul tavolo. Il governo presenterà la proposta per presidente e dg «ispirandosi a criteri di assoluta indipendenza e competenza». Il modello cui si ispirerà l'esecutivo sarà quello Bbc, «di assoluta indipendenza».
Ecco dunque aprirsi il toto nomine. Con i bene informati che riferiscono al Giornale che «i nomi veri sono ancora tutti coperti». Per un posto in consiglio di amministrazione il toto-Rai prevede la seguente ripartizione. Quattro caselle saranno riservate al Pd, e una al M5s, a Fi, alla Lega e a Fratelli d'Italia. In pole position in quota Renzi si fanno i nomi di Irene Tinagli, dell'economista Veronica De Romanis, moglie di Lorenzo Bini Smaghi e legata al braccio destro del premier Marco Carrai. E poi ancora della direttore di Rainews24 Monica Maggioni e «a sorpresa» il nome di Pietrangelo Buttafuoco, su cui perfino il Nazareno si sarebbe pronunciato positivamente. Ma la vera posta in gioco è quella della presidenza della Rai e della super poltrona di direttore generale. Qui, in corsa Alessandro Campo dell'Orto, al momento seduto nel cda di Poste italiane, ma già capo di La7 ed Mtv, Alessandro Castellari (Mtv Italia), Andrea Scrosati (Sky) e l'ex direttore del Corriere della Sera , Ferruccio De Bortoli. Quotato anche l'irrottamabile Franco Bassanini, uscito poco settimane fa dalla Cassa Depositi e prestiti, e già attovagliato a Palazzo Chigi come «consigliere personale». Per la presidenza circola in queste ore con insistenza il profilo di Bruno Vespa, il quale negli ultimi mesi si è molto accreditato nella galassia renziana. Ma, come rivelano fonti qualificate, i nomi veri sono coperti.
E
sulla presidenza si può fornire un identikit su cui a Palazzo Chigi stanno lavorando: un profilo che si identifica con la storia della Rai e che in questi ultimi due anni si è costruito un percorso «inedito e parallelo».
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