Il "Rasputin" sotto la Mole caduto sul vizietto all'italiana

Giordana è l'uomo forte della macchina comunale. Ex seminarista ortodosso, è transitato anche dal Pd

Il "Rasputin" sotto la Mole caduto sul vizietto all'italiana

Roma - Torino per lui è un vestito da indossare, una seconda pelle che gli regala identità e lo fa sentire più sicuro. Torino che puzza di magia, di questi tempi più nera che bianca. Torino sabauda, curiale e mefistofelica. Torino dove i poveri di spirito vanno in cerca di una fede. Torino pentastellata. Paolo Giordana è qualcosa di più del capo di gabinetto di Chiara Appendino. È il consigliere che ama stare dietro le quinte e muove i fili del governo torinese a Cinque Stelle. I suoi stessi colleghi di partito lo chiamano Rasputin e lui li lascia fare, sorridendo. Per essere un uomo ombra non è in effetti uno che si nasconde. Sul suo profilo di Facebook c'è una foto del cardinale Mazzarino e il disegno della mano di un burattinaio che fa danzare una bambolina. Ma se qualcuno chiede del suo ruolo al Palazzo Civico e del rapporto con Chiara Appendino dissimula. «Io Rasputin? Al massimo sono un centralinista. Dire che io prendo decisioni al posto suo è svilente per lei e non è il mio ruolo. Io faccio da supporto. Siamo amici da sei anni, mi confido con lei anche su questioni sentimentali».

Qualcuno dice che è troppo innamorato di se stesso, lui si definisce un uomo in cerca di Dio. Tradizionalista come estetica e storia sabauda (ha una passione per il Principe Eugenio di Savoia), si mostra aperto sulle questioni etiche e sui matrimoni omosessuali. È la storia della sua vita. È un ex seminarista che si è convertito alla variante ortodossa. Il «don» è un altro dei suoi soprannomi. Per un periodo ha esercitato la sua vocazione nella cappella abbandonata di una Asl. Non da solo, condivideva il luogo di culto improvvisato con un prete cattolico non troppo amato dalla curia. Poi ha aderito alla Chiesa autonoma del Patriarcato Autocefalo di Parigi e per quattro anni è stato parroco della Chiesa Metropolita Ortodossa in corso Inghilterra, poi venduta per farci un sushi bar. La ricerca di un'identità prosegue anche in politica. Da giovane sembra sia stato tesserato al Fuan e comunque frequentava la sede del Msi in Corso Francia. Per un minimo di coerenza passa ad Alleanza nazionale, per poi virare all'improvviso a sinistra, prima Pds e poi Pd, finalmente vede la luce con il Movimento 5 Stelle. Si fa conoscere dai vertici grillini con un libro-manifesto sulla figura di Olivetti, modello di imprenditoria comunitaria. La sua forza è il controllo totale della macchina amministrativa. Non è molto amato dalla base e dai suoi sottoposti. Lo ammette anche lui: «Ho un carattere difficile». È protagonista nel caso ex Westinghouse, il debito da 5 milioni di euro scomparso dal bilancio di Torino, a quanto pare proprio su sua richiesta.

«Ti pregherei di rifare la nota evidenziando solo le poste per le quali possono essere usati i 19,6 milioni di Westinghouse», scriveva alla dirigente del settore Finanza, Paola Tornoni, il 22 novembre 2016. È l'inizio della fine. L'ultima scena della sua carriera politica è l'atto di imperio con cui cancella la multa di un amico. Rasputin cade sul vizietto all'italiana.

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