Ebbene sì, tra pennacchi, fanfare e corazzieri, a Roma è tornato un Re che in un pomeriggio di pioggia parla alle Camere riunite. «Siamo popoli amici, questa non è un visita qualsiasi. Venire in Italia è qualcosa di molto speciale». Insomma, eccolo el rey, Felipe di Borbone: si muove come uno di casa, suo padre è nato qui e lui ora è in viaggio di Stato con il compito diplomatico di ricucire tra i due governi, dopo gli screzi delle settimane scorse. Stucchi, damaschi, marmi, palazzi, arazzi, pranzi, la Repubblica lo accoglie come un sovrano, con lo sfarzo della storia e con la tribuna di Montecitorio. E così per la prima volta un monarca straniero tiene un discorso solenne nel nostro Parlamento in seduta congiunta. Evento speciale, segnale di grande attenzione. Era successo con Papa Wojtyla, nel 2002. Carlo d'Inghilterra invece intervenne nella sala della Lupa del Senato, ma era ancora principe di Galles.
Il Re inizia a parlare in italiano e ringrazia Mattarella, «nel quale trovo sempre saggezza, senno e consiglio». La nostra strada, dice, non cambia. «Non ci sono sfide o minacce che giustifichino il fatto di allontanarci dal cammino europeo, il prezzo che pagherebbe la nostra civiltà sarebbe estremamente alto». La nuova Commissione «deve orientare l'Unione verso il futuro, garantendo la competitività globale e il mercato interno». Poi il Medio Oriente, «servono il cessate il fuoco e un pacchetto di aiuti».
Felipe è in blu regale. Tutti gli occhi sono però per Letizia, la «regina normale», scesa l'altra sera dall'aereo in bianco, avvolta in un semplice cappotto di Mango da 150 euro. Al Quirinale, per l'incontro con Sergio Mattarella, e negli appuntamenti successivi, la reina sfoggia un tailleur rosa goffrato con dei motivi eleganti a rilievo.
Con il presidente «grande sintonia». Il capo dello Stato sottolinea «i legami solidi e crescenti» con la Spagna e ricorda l'alluvione di Valencia. «Dobbiamo lavorare insieme per lottare contro il cambiamento climatico e per una transizione energetica». Ma è la Ue al centro del colloquio. «Riflettiamo sul futuro europeo in un contesto internazionale così insidioso. Serve una riforma complessiva dell'Unione che riguardi i metodi decisionali, un compito impegnativo ma ineluttabile». Basta con i veti, occorrono cessioni di sovranità. Felipe concorda. «Madrid e Roma hanno interessi comuni. Non allontaniamoci dal cammino Ue».
Giorgia Meloni, con Antonio Tajani, riceve la coppia reale per un pranzo nel Casino di Bel Respiro, a Villa Pamphilj. Molta cordialità e un siparietto al momento della foto ufficiale, con Letizia che non sa dove mettersi. «Capisco lo spagnolo, lo parlo un pochino», spiega la premier. A tavola, come informa Palazzo Chigi, i temi sono i rapporti bilaterali «eccellenti», la cooperazione economica, l'Europa e «i comuni interessi strategici», nel vicino Oriente, Africa e America Latina. Si parla pure di Siria e di «gestione del fenomeno migratorio».
Subito dopo una cerimonia al Senato per il riposizionamento di un fregio mediceo del XVII secolo da poco restaurato che raffigura il corteo trionfale di Carlo V a Bologna, dopo la sua incoronazione a imperatore del Sacro Romano Impero. Alle 15 il corteo arriva a Montecitorio. Piove, gli addetti alla sicurezza aprono gli ombrelli ma i reali se li portano da soli passando davanti ai reparti schierati.
Poi, dopo il discorso del Re, con tanto di citazioni di Manzoni e Cervantes, tappa al Campidoglio e affaccio sui Fori, prima della cena di Stato sul Colle: una volta tanto, per obblighi di protocollo, Letizia non indossa una delle sue famose tiare. E oggi Napoli, luogo simbolo dei Borboni, con Mattarella a fare gli onori di casa a Villa Rosebery.
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