Recovery, se tutto è ok all'Italia altri 20 miliardi entro la fine dell'anno

Dombrovskis: "Possibile la seconda tranche". Ma otto Paesi non hanno ratificato il Fondo

Recovery, se tutto è ok all'Italia altri 20 miliardi entro la fine dell'anno

«Se i tempi saranno rispettati, i primi esborsi agli Stati presumibilmente arriveranno a luglio, la seconda tranche a fine anno, ma questo dipenderà dal raggiungimento dei target concordati». Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, ieri nel corso dell'audizione alle commissioni Affari economici e Bilancio del Parlamento europeo, ha confermato che la procedura per l'approvazione dei piani nazionali per accedere a sovvenzioni e prestiti di Next Generation Eu è in accelerazione e può concludersi prima di quanto previsto. Bruxelles approverà le prime proposte di via libera dei piani al Consiglio dalla seconda metà di giugno dopodiché sarà l'Ecofin a pronunciarsi in una fase immediatamente successiva. Per l'Italia sono parole molto «pesanti» poiché il governo Draghi, avendo già presentato il Pnrr, può sperare che arrivino i primi 24,9 miliardi (su un totale di 191,5 miliardi) a coprire i primi 120 progetti del Recovery Plan che dovrebbero essere avviati quest'anno. Poiché il costo di queste opere è stimato in 13,8 miliardi, è chiaro che l'arrivo di due tranche (la seconda dovrebbe attestarsi sui 20 miliardi) risolleverebbe in parte anche i conti pubblici in quanto vi sarebbe una maggiore disponibilità di cassa e, dunque, una minore necessità di ricorso al deficit.

Dombrovskis e il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni (anch'egli ascoltato dall'Europarlamento), hanno sottolineato che la Commissione è «complessivamente soddisfatta» dei piani nazionali anche se «occorre altro lavoro» di analisi, in particolare sugli obiettivi finali e intermedi indicati dai governi specie per quanto concerne le riforme. Ecco perché il governo deve fare presto sia nella stesura del dl semplificazioni atteso per la prossima settimana sia nella messa a punto dei piani di riforma (in primis quello della giustizia come indicato dal ministro Cartabia) ma soprattutto deve accelerare nella realizzazione dei progetti garantendone un puntuale monitoraggio.

Anche se il «falco» Dombrovskis ha utilizzato toni concilianti, non bisogna cadere di considerare vinta la partita che contrappone l'asse mediterraneo contro i paesi frugali. In primo luogo, è stato lo stesso vicepresidente a ricordare che otto Paesi devono ancora ratificare Next Generation Eu nei propri Parlamenti (tre lo faranno in settimana) e ogni giorno in più di attesa ritarderà l'accesso al mercato dei nuovi Eurobond che saranno emessi per finanziare il Recovert Fund.

In secondo luogo, l'Italia dovrà giocare bene anche la prossima partita sulla riforma del Patto di Stabilità. «La consultazione pubblica sarà riavviata nella seconda parte di questo anno e terremo conto del nuovo contesto», ha affermato Gentiloni evidenziando che la «necessità di un ingente investimento pubblico per la transizione e l'elevato livello di debito creato dalla pandemia imporranno di creare consenso attorno alla revisione».

Dombrovskis, invece ha puntualizzato che dal 2023 ritornerà in vigore il Patto di Stabilità con gli obblighi che esso comporta a livello di contenimento del deficit e del debito. Tale situazione rende al momento poco probabile l'ipotesi di rendere permanente Next Generation Eu per quanto Gentiloni e Dombrovskis si siano mostrati possibilisti. I frugali, infatti, sono pronti a dare battaglia.

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