Caso Mescolini, la relazione "dimenticata" dal procuratore diventato grillino

Ieri il frastuono, oggi il silenzio. C'era un tempo in cui il M5s urlava contro il Pd e pretendeva le dimissioni di Graziano Delrio

Caso Mescolini, la relazione "dimenticata" dal procuratore diventato grillino

Ieri il frastuono, oggi il silenzio. C'era un tempo in cui il M5s urlava contro il Pd e pretendeva le dimissioni di Graziano Delrio. Era il 2016 e il nodo della discordia era la maxi inchiesta Aemilia sugli affari della 'Ndrangheta nella regione rossa. Da Beppe Grillo a Giulia Sarti, passando per i gruppi parlamentari pentastellati: tutti invocavano chiarezza. E chiedevano la convocazione del sindaco dem Luca Vecchi e del predecessore Graziano Delrio, all'epoca ministro dei trasporti, in Commissione antimafia. Sotto accusa erano i presunti legami con soggetti di Cutro legati alle cosche, i voti delle campagne elettorali e non solo. Le indagini, condotte dal pm Marco Mescolini, colpirono soltanto due politici di centrodestra, Bernini e Pagliani, poi assolti. Nessun esponente di centrosinistra fu invece lambito dalle inchieste. E qualche tempo dopo si sarebbe scoperto pure il perché, con la cacciata da parte del Csm di Mescolini reo di aver aiutato il Pd. Versione confermata al Giornale dall'ex pm Pennisi che ha rivelato: «Mi impedirono di indagare sul Pd e le cosche».

Ora si aggiunge un nuovo tassello, anzi un nuovo protagonista. Si chiama Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia dal novembre 2017 al febbraio 2022. Dopo le interrogazioni datate 2020 di Gasparri e Quagliariello, che chiedevano lumi sull'operato di Mescolini, la «Procura generale di Cassazione - racconta l'ex forzista Giovanni Paolo Bernini - il 14 settembre 2020 chiede alla Dna una relazione sull'inchiesta Aemilia e sull'operato del pm Mescolini». Poi, il nulla. «Dopo dieci mesi il pm Pennisi riceve la richiesta da parte del procuratore De Raho di produrre la relazione. E lui la invia dopo sette giorni. Ma come mai passarono 10 mesi?», si domanda con forza Bernini.

Relazione che, come scritto dal Giornale, rimarrà poi blindata in qualche cassetto del ministero. Probabilmente perché è un esplicito atto di accusa su come è stata condotta l'indagine emiliana, lasciando cadere tutti gli indizi che portavano a sinistra. All'epoca il ministro della Giustizia era il grillino Alfonso Bonafede nel governo giallorosso.

Alle politiche del 25 settembre 2022, il procuratore de Raho viene candidato alla Camera dei deputati proprio dal M5S come capolista nel collegio plurinominale Emilia Romagna 3, dove risulterà eletto, e in quello della Calabria.

Insomma, adesso è un politico pentastellato. E forse spiega perché nel Movimento 5 Stelle non c'è più nessuno che urla.

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