In principio fu De Magistris. Poi sono arrivate le inchieste su De Luca, Mafia Capitale e il disastro di Ignazio Marino. Infine, le intercettazioni di Rosario Crocetta. Tutti assist per il governo Renzi, che da tempo brama all'idea di poter piazzare uomini fidati alla guida degli enti locali.
Eppure quello che sembrava un bomber della politica, da segretario del Pd, non riesce ad imporre ai sindaci sostenuti dal suo partito di lasciare la poltrona.
Quando Luigi de Magistris venne condannato per abuso d'ufficio e la legge Severino pendeva sulla sua testa come una spada di Damocle, Renzi - garantista di facciata, ma giustizialista per convenienza - chiese di nascosto le dimissioni del sindaco. Anzi. Per voce del presidente del Pd Matteo Orfini, con cui ormai da tempo corre una sorta di "patto della playstation" disse: "Credo che in una situazione del genere (De Magistris) dovrebbe valutare le sue dimissioni". Non se ne fece nulla. L'ex magistrato è ancora saldamente sulla poltrona di sindaco della città partenopea e Renzi ha dovuto accettare la sconfitta.
Sempre per un affaire collegato alla legge Severino, Renzi si è trovato nella brutta situazione di avere un candidato governatore con la sospensione già in mano prima ancora di essere eletto. Anche qui Renzi parlando nell'orecchio di Vincenzo De Luca gli chiese un passo indietro. Ma il governatore campano non l'ha accontentato.
Per non parlare poi del dossier intitolato "Ignazio Marino". Dopo lo scandalo Mafia Capitale ha inviato il commissario Orfini. Poi ha tolto a Marino la gestione del Giubileo. Infine, di fronte alle resistenze del sindaco-in-bicletta, Renzi ha affidato ai giornali una frase che nelle sue intenzioni avrebbe dovuto far cadere Roma: "Marino non è in grado di proseguire".Risultato: l'appello-minaccia è rimasto inascoltato. Ma come: Renzi non era il rottamatore che passa sopra tutto e tutti?
Ora l'Espresso confeziona un assist perfetto a Renzi per mandare in pensione il governatore della regione Sicilia, Rosario Crocetta. Incercettazioni imbarazzanti, certo, che per il premier "garantista" sono sufficienti per lasciar libera la sedia più alta del governo siciliano. Davide Faraone, l'uomo forte del segretario a Palermo, ha infatti subito sentenziato: "Dimissioni inevitabili".
Eppure al momento gli scossoni di Renzi non sono bastati per far dimettere Crocetta, che ora è pronto a rimanere in sella un altro mese per fare le riforme, "poi deciderà l'assemblea"Morale della favola: il premier non è mai stato in grado di dare il colpo decisivo per far cadere nel burrone sindaci e governatori che avrebbe voluto rottamare. Renzi abbaia, ma non morde.
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