Renzi: "L'Italia deve cambiare. Non guardo in faccia nessuno"

Renzi: "Malato di annuncite? Giudicatemi a maggio 2017". Il premier presenta il programma dei "Mille giorni" del governo

Renzi: "L'Italia deve cambiare. Non guardo in faccia nessuno"

Renzi passa all'attacco. "Guardiamo negli occhi tutti, ma non guardiamo in faccia nessuno. Se l’Italia deve cambiare, nessuno può chiamarsi fuori. Nessuno può tirarsi indietro. Vale per tutti i settori". Il presidente del Consiglio lo scrive nel testo di presentazione del mini-sito dedicato ai Mille Giorni del governo. "Se vogliamo tornare a essere quello che siamo sempre stati - prosegue - paradossalmente bisogna cambiare. Cambiare alla radice, a partire dalle nostre istituzioni che non a caso sono attraversate dalla più rilevante modifica costituzionale mai affrontata nella vita repubblicana. Dobbiamo giocare all’attacco, non in difesa. Scegliere il coraggio, non la paura. Questo è il nostro orizzonte: un mondo che chiede più Italia, un’Italia che si presenta libera dalle pastoie burocratiche e dal potere di rendita dei soliti noti. L’Italia che finalmente fa le riforme, dopo averle ossessivamente discusse (e rinviate) per annì". Sembra l'inizio di una campagna elettorale, e forse un po' lo è anche se non sappiamo ancora quando (e come) voteremo.

"Passo dopo passo - prosegue Renzi - riporteremo l’Italia al suo posto. A guidare l’Europa del coraggio, non a inseguire i fantasmi della paura". "I mille giorni - sottolinea il capo del Governo - sono una occasione ghiotta per la politica: dimostrare che le riforme si possono fare. Questo è il Paese che è apparso sulla scena internazionale come il Paese dei veti. Dei no, non si può. Delle lungaggini e delle procedure. Al termine di questo periodo avremo un Paese più coraggioso, più semplice, più competitivo. E dunque una politica più credibile".

"Nel momento in cui sei accusato di "annuncite", noi rispondiamo con una data alla quale siamo autocostretti: ci sono mille giorni da qui a fine maggio 2017. In questi mille giorni le proposte che abbiamo fatto troveranno concretizzazione o meno. Si dirà: sono le stesse cose di cui si parla da anni... Giustizia, P.A...eppure è ciò che abbiamo iniziato a fare. E ciò sul quale saremo giudicati nel maggio 2017", ha dichiarato il capo del governo.

Che poi ha aggiunto: "Abbiamo fatto molto: ma non ci basta. Se non hai voglia di realizzare i risultati, allora è meglio che cambi mestiere. Noi con molta serenità, gufi o non gufi, andiamo lì, alla fine dei mille giorni: non torniamo indietro sugli 80 euro, anzi cercheremo di allargare il bonus, ma senza mai ingenerare false aspettative". E sull'ipotesi del rimpasto di governo ha detto: "Non c’è nessuna discussione in merito".

Sull'articolo 18, il capo del governo ha spiegato: "Il dibattito estivo sull’articolo 18 è un evergreen. I casi che vengono risolti sulla base dell’art. 18 sono circa 40mila e per l’80% finiscono con un accordo. Dei restanti 8000, solo 3000 circa vedono il lavoratore perdere.

Quindi noi stiamo discutendo di un tema che riguarda 3000 persone l’anno in un paese che ha 60 milioni di abitanti. Il problema quindi non è l’art. 18, non lo è per me e non lo sarà".

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