Riforme, è scontro sui senatori a vita

Barricate dall'opposizione per mantenerli. Il premierato slitta a dopo le Europee

Il presidente del Senato La Russa
Il presidente del Senato La Russa
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Premierato ufficialmente rinviato a dopo le Europee: si discuterà ancora per tre giorni la prossima settimana, con annesso ostruzionismo delle opposizioni nell'aula di Palazzo Madama, e poi ci si rivede a urne chiuse. Con ipotesi di voto finale (il primo di quattro passaggi parlamentari) il 18 giugno.

L'opposizione fa la voce grossa («Grave forzatura»), ma fuori verbale ammette che si tratta di un taglio dei tempi assai soft: «Il contingentamento era inevitabile, come in ogni ostruzionismo, va bene così». Il presidente Ignazio La Russa fa il mediatore: «Dall'opposizione era arrivata la richiesta di finire il 30 luglio, ma non posso tenere bloccato il Senato. La maggioranza mi ha chiesto un contingentamento a 20 ore e l'ho portato a 30, nessun bisogno di forzare la mano».

Secondo il Pd, il problema è anche interno alla maggioranza: «C'è uno scambio politico tra Fdi e Lega - dice il capogruppo Francesco Boccia - alla Camera l'autonomia slitta a giugno», e Salvini ottiene analogo slittamento del premierato. «Non a caso in mattinata, al Senato, è mancato il numero legale: i leghisti non erano in aula», spiegano i dem.

Così i passaggi più delicati di questa maxi-riforma rischiano di passare in secondo piano, nei tempi del dibattito, rispetto alle lunghe disquisizioni degli ultimi giorni su quanti debbano essere i senatori a vita, che aree politiche rappresentino e quante volte il Nobel Carlo Rubbia o l'archistar Renzo Piano pigino i bottoni in aula. Si assiste persino a storiche giravolte: i 5S ora difendono a spada tratta i senatori a vita, «che volevano abolire», ricorda Berrino di Fdi. Replica del grillino Marton: «Ma noi abbiamo messo democraticamente ai voti l'abolizione su Rousseau, mentre da voi decide tutto la famiglia Meloni». Sorvolando sul particolare che la piattaforma Rousseau fosse gestita dalla famiglia Casaleggio, per via ereditaria. La 5S Castellone ricorda con nostalgia Rita Levi Montalcini e ne recita la biografia da Wikipedia, dimentica che poco tempo fa il suo leader Beppe Grillo la definiva con la consueta eleganza «vecchia pu..ana». Qualche battibecco anche in maggioranza: Gasparri di Fi lamenta che «Piano è venuto solo per votare la decadenza di Silvio Berlusconi», La Russa lo bacchetta: «Non mi pare il caso di esaminare le motivazioni con cui un senatore viene o no».

Il centrodestra accusa le opposizioni: «I senatori a vita esistono solo in Russia», dice il relatore Balboni. «Volete raddoppiare i senatori a vita, i vostri emendamenti ne prevedono fino a 10!», denuncia Malan di Fdi. Gli replica la dem Simona Malpezzi: «Si vede che Malan non ha ascoltato le nostre spiegazioni in aula: sono emendamenti ostruzionistici, in cui ne proponiamo 4,5, 6, 7 eccetera, al fine di ottenere spazi di discussione per difendere una prerogativa del presidente e un istituto che rappresenta l'autorevolezza del mondo della cultura e dell'impresa».

Intanto nel dibattito sul premierato interviene anche la Cei, col cardinal Zuppi: «Gli equilibri istituzionali vanno toccati con molta attenzione, senza spirito di parte», dice, riportando le «preoccupazioni» di «qualche vescovo».

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