Non c'è una greppia e non ci sono il bue e l'asinello. C'è invece la nebbia a San Donato e il riparo è un ombrello aperto che appoggia sul marciapiede e delle coperte come pareti accanto alla stazione da cui partono i treni dei pendolari verso Milano. Per terra qualche cartone e niente di più. Troppo poco per un bambino nato il due dicembre e per di più prematuro. «Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?». Lei ha lasciato trascorrere, per necessità, il termine per riconoscere il neonato e dunque il parto è diventato anonimo e si è automaticamente avviata la procedura per l'adottabilità. Sabrina neppure si era accorta di essere incinta, «Erano tre anni che non mi avevo il ciclo e quando ho scoperto di aspettare un bambino era troppo tardi». Le notti e i giorni a pensare a un futuro che non lascia immaginazione. «Come farebbe a sopravvivere con me?».
Allora la decisione peggiore per una madre: lasciarlo andare. Farlo adottare da chi può tenerlo al caldo e al sicuro. Non c'è amore più grande. E dolore.
La vicenda di Sabrina, che ha rinunciato a essere madre per il bene di suo figlio, è stata risollevata da Eugenia Roccella. «Fra le storie che il Natale ci racconta c'è stata in queste ore quella di Sabrina e Michael, giovani genitori in condizioni di difficoltà economica estrema. La ragazza, nel dare alla luce il suo bimbo nato prematuro, ha scelto di lasciarlo in ospedale senza riconoscerlo, situazione che determinerebbe uno stato di adottabilità», sono le parole della ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, riportata da Il Giorno. «Di questa vicenda non conosciamo abbastanza, solo le notizie riferite dagli organi di informazione, fra cui le parole della ragazza: «Come farebbe a sopravvivere con me al gelo?» Non possiamo avere la certezza che in condizioni diverse Sabrina avrebbe tenuto il bambino, sappiamo però che queste sono le motivazioni addotte. E sappiamo che sono tante le Sabrina che rinunciano alla maternità per ragioni economiche. Non si dica che serve una legge, perché la legge c'è. È la 194 - sottolinea la ministra - e andrebbe soltanto attuata. Perché anche tanti che a parole la difendono poi non la mettono in pratica nella sua interezza. Anche questo è un problema di libertà femminile». Un post che ha chiaramente scatenato dibattito. «Sulla coppia di ragazzi senza dimora di 23 anni, Sabrina e Michael, che a Milano hanno lasciato il figlio in ospedale perché non hanno niente di niente, post strappalacrime e ipocrita di una ministra dello stesso Governo che prima toglie il reddito di cittadinanza, poi nega fondi per il disagio abitativo e infine le cure ai più poveri. È inaccettabile. Roccella, anziché piangere lacrime di coccodrillo, spieghi perché sono così cattivi da voler negare a quei due ragazzi, come ad altre 100mila persone, il medico di base. Tra l'altro, probabilmente uno dei motivi per cui quei due ragazzi hanno dovuto lasciare il figlio in ospedale senza riconoscerlo», ha detto Marco Furfaro, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali della Camera. La ragazza, di origine sarda, ha raccontato di vivere per strada con il compagno di 29 anni. Agli operatori del Cisom (Corpo Italiano di Soccorso dell'Ordine di Malta) i due ragazzi hanno raccontato di essere stati in Germania (il ragazzo faceva il pizzaiolo, prima di perdere il lavoro) e poi ad Amsterdam e a Chiasso.
Sono arrivati nei mesi scorsi a Milano ma non hanno documenti. Non vogliono sentire parlare di dormitori per non essere separati. «Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo, riusciremo a resistere a Milano» ha spiegato il compagno.
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