Il riscatto di Malagò, mago delle donne che ha sconfitto l'unica che l'ha tradito

Dietro il successo del n°1 del Coni la fiducia assoluta nella forza del sesso debole

Il riscatto di Malagò, mago delle donne che ha sconfitto l'unica che l'ha tradito

Il mago delle donne le guarda e sa di averne bisogno in tutte le loro essenze, in tutti i loro ruoli. Senza, non avrebbe potuto affrontare questa sua vita impegnata e fortunata perché «sì, lo so di essere stato fortunato» e perché, sì, è vero, l'esistenza di un belloccio nato ricco è inevitabilmente costellata di sarcasmi e diffidenze e invidie altrui. Il mago delle donne ha bisogno di loro per fare quel che deve e per difendersi da ciò che può, ha bisogno di loro come madri, come mogli e compagne, come figlie, soprattutto figlie. E ha bisogno di loro come consigliere, collaboratrici, come atlete. «L'universo femminile mi affascina e confonde» dice, «è un cammino faticoso alla scoperta di un mistero» aggiunge.

Giovanni Malagò non ha deciso di confessarsi all'indomani dell'assegnazione olimpica, dopo aver applaudito la magica presentazione delle sue donne atlete davanti al Cio, Arianna Fontana, Sofia Goggia e Michela Moioli, o dopo aver urlato di gioia prendendo in braccio un'altra donna, Diana Bianchedi, ex campionessa di scherma e poi campionessa di managerialità sportiva e coordinatrice della candidatura di Milano-Cortina. Il mago delle donne sono anni che confessa questo suo debole. Ma non lo fa per espiare. Al contrario, per attrarle nella propria orbita, per coinvolgerle nella vita e nelle sfide. Federica Pellegrini, ad esempio. Da anni sua musa sportiva, atleta di quel Circolo Aniene di cui è padre e padrone e che ha rappresentato il centro del suo potere sportivo. Di più. Se oggi siamo qui a far festa per il calcio delle nostre azzurre è anche per le accelerazioni sul tema impresse dal Coni di Malagò in questi anni, non ultima quella sulle quote rosa nelle federazioni.

Il mago delle donne nasce a Roma sessant'anni fa. Naturalmente, accanto c'è una donna, affascinante e misteriosa come tutto ciò che viene da lontano e sa di esotico. È sua madre Livia, figlia di una ricca famiglia cubana in fuga dalla rivoluzione castrista «e pensare che oggi ho un rapporto personale con il figlio di Fidel Castro, Antonio, vice presidente del Baseball...». Il piccolo Giovanni cresce ed ecco che nella sua vita entra un'altra donna importante. Gli affibbia con affetto e ironia il soprannome mai troppo amato e però digerito che genialmente riassume il ragazzo e ne anticipa il futuro: Megalò. È Susanna Agnelli, sorella dell'Avvocato, madre di Lupo Rattazzi, fratello minore di Cristiano. Il primo è il miglior amico di Giovanni, il secondo di Luca di Montezemolo. Per la proprietà transitiva dello stare insieme, Megalò diventa amico di Montezuma. Sì, proprio così, anche questo soprannome coniato da mamma Agnelli.

Giovani, affascinanti, ricchi. Inutile dilungarsi su quel che sarà negli anni 70 e '80. Sono storie di amori e di donne da fiaba, alcune vere, alcune presunte, sono storie di ricchezza, di salotti romani, di amicizie importanti, «di intelligenza mondana» come disse lui una volta, aggiungendo «ora non gioco più, mai, però da ragazzo vincevo molto al casinò, a Monte Carlo, a Venezia, tornando da Cortina...» e il pensiero corre a questa Cortina olimpica che sa di grande scommessa vinta. Intanto il giovane Malagò inizia a lavorare. Ci sa fare, vende auto di lusso a raffica nella concessionaria di famiglia, la Samocar del padre Vincenzo. Un'azienda da sempre leader nel settore, esclusivista di Ferrari e Maserati, attività che lo vede ancor oggi nel cda. È una Roma diversa questa degli anni dorati da quella che lo tradirà tempo dopo. Colpa di una donna, e non poteva essere altrimenti. È il 2016, è settembre, la candidatura di Roma 2024 è talmente ben pensata e organizzata da sembrare una palla facile da insaccare in rete. Ma la sindaca Virginia Raggi non si limita a pararla, la prende e spedisce nel cesto della spazzatura. Dice no. In malo modo. «Bocciarla fu una follia incomprensibile e, adesso, quando vado in giro per la città divento pazzo. Soffro nel vederla così, io sono un esteta, io raccolgo le sigarette da terra...», ricorda lui.

Il mago delle donne è anche un «buonone». Definizione di sua figlia Ludovica. Lei e Vittoria sono le gemelle avute da Lucrezia Lante della Rovere, «è come un'altra figlia...», dice riferendosi all'ex compagna. È stato sposato una sola volta, con Polissena di Bagno, erede dei Malatesta, «lei invece è come una sorella... ho buoni rapporti con tutte, in vacanza si va sempre insieme». Ludovica e Vittoria sono le ragazze fra le cui braccia corre, nel 2013, tagliando a metà il Salone d'Onore del Coni, un attimo dopo aver capito di essere stato eletto presidente.

«Dalla nostra separazione, nel 1987» ha raccontato «ho sempre vissuto da solo. Prima, per 15 anni, con Ludovica e Vittoria che decisero di stare con me, poi, diventate grandi, con i miei labrador... Dove sta scritto che un uomo debba sempre rincasare fra le braccia di una donna?».

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