LLoret de Mar è una lunga lingua di spiaggia, sovrastata dal cemento di palazzoni che tutto hanno tranne che i colori e il sapore del mare. D'inverno è una placida cittadina di 37 mila abitanti, non particolarmente bella né interessante. D'estate somiglia a un alveare almeno quaranta- cinquanta volte più affollato. Zeppo di turisti. Il classico «divertimentificio» aperto 24 ore su 24: discoteche roboanti fino all'alba, bar, pub, ciringhitos ovunque, cubiste danzanti nel luccichio delle stelle così come di giorno sotto il solleone anche tra le sdraio. Siamo in Costa Brava, non lontano da Barcellona, come «brave», sballate e talvolta piene di violenza possono essere le sue notti troppo illuminate di allucinata euforia.
Qui, tra sabato e domenica fa, un ragazzo, un nostro ragazzo- uno delle migliaia che con i low cost piombano in questi «paradisi» delle vacanze- è morto. Massacrato di botte. Il perché non si sa, perlomeno non ancora. Le fonti di polizia iberiche raramente brillano per loquacità. Ma a questo omicidio, avvenuto intorno alle tre del mattino, hanno assistito decine e decine di persone. E loro almeno hanno raccontato. C'è stata una lite, una rissa. Poi le botte. Violentissime, feroci, assassine.
La vittima si chiamava Niccolò Ciatti, toscano residente a Scandicci, ventidue anni appena. Sabato, classica notte della «fiesta» era a andato in discoteca, il «St. Trop club», una delle più «in» della Costa, quelle dove laser, luci stroboscopiche, alcol e decibel sparati a mille- e chissà cos'altro ancora- trasformano corpi, gesti e menti. Si balla, si beve, ci si approccia. Così come in una Babele di lingue e culture diverse, spesso sovraeccitate si può facilmente litigare.
Niccolò ha avuto la sventura di incontrare nella sua serata di «divertimento» tre giovani russi. Più o meno coetanei.
La dinamica dei fatti non è chiara. Ma una cosa è certa. È scoppiata una rissa e il terzetto avrebbe colpito l'italiano con pugni, calci in faccia e in testa prima di darsi alla fuga. All'arrivo della polizia i picchiatori erano già scappati, ma grazie alle parole dei testimoni sono stati rintracciati poco più tardi. Non sono state fornite le loro identità, «i fermati- fanno sapere le autorità locali- hanno 20, 24 e 26 anni». Naturalmente, almeno per adesso, si trovano agli arresti. Le condizioni di Cianci, già privo di conoscenza, sono apparse subito gravissime ai soccorritori. Arrivato in coma all'ospedale Josep Trueta di Girona, ieri il suo cuore si è fermato, proprio mentre la famiglia stava partendo per la Spagna.
Il resto, a queso punto, sarà per le tristi formalità di rito, prima che la salma possa rientrare a casa. La Farnesina è laconica. Il ministero degli Esteri, si limita a precisare di stare seguendo - con il Consolato Generale d'Italia a Barcellona - «il caso con la massima attenzione».
«Il Consolato, che sta prestando alla famiglia ogni possibile assistenza, è in contatto con le autorità locali e al momento sono in corso accertamenti volti a chiarire la dinamica dei fatti». Tutto qua. Ma forse le parole non servono più.
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