Da un lato, con parte dei 330 milioni di euro destinati al risarcimento dei creditori di Itavia, la compagnia aerea proprietaria del Dc-9 della strage di Ustica, avrebbero ricoperto i debiti bancari per la loro «scalata» alla società. Dall'altro, in maniera indebita, se ne sarebbero appropriati per spese di lusso come Rolex e orologi antichi, alberghi, acquisti in case d'aste e soggiorni esclusivi. La compagnia aerea al centro di uno dei più grandi misteri italiani in cui persero la vita 81 persone, finisce al centro di un'inchiesta giudiziaria che ieri ha portato al sequestro preventivo per i suoi ex amministratori, Jacopo Di Stefano e Marco Scarzoni, e per le società a loro riferibili, di 130 milioni di euro. La tesi della procura milanese, con la pm Bruna Albertini e il Nucleo speciale di polizia valutaria, è che i manager abbiano agito - prima acquistando, attraverso prestiti, parte delle azioni - e poi mettendo in liquidazione la società, ad agosto 2022, «in conflitto di interessi».
Da un lato, infatti, Scorzoni e Di Stefano erano «amministratori della Itavia, di cui peraltro erano soci per il tramite dei due veicoli societari Keep Rising e Jds-Fin Holding, dall'altro erano soci della società finanziata». Avrebbero agito così al solo scopo «di entrare in possesso dell'ingente somma che Itavia avrebbe ricevuto a titolo di risarcimento del danno». E cioè quei 330 milioni di euro che i ministeri della Difesa e delle Infrastrutture furono costretti a pagare, di cui 265 milioni per la caduta dell'aereo, come stabilito dalla corte d'Appello di Roma. Si legge nel decreto di sequestro che quei fondi sarebbero stati sì «destinati al risarcimento dei creditori dell'azienda», ma anche, «una volta soddisfatti i creditori, a ritornare in bonis in caso di eccedenza». Furono, invece, secondo gli inquirenti, utilizzati in maniera illecita. Nel mirino ci sono due finanziamenti di ottobre e dicembre del 2022 a favore della Jds-Fin Holding, uno da 130 milioni e l'altro da 45 milioni di euro, con soldi presi con bonifici dalle casse di Itavia. In una nota Scorzoni e Di Stefano hanno precisato che «la vicenda non riguarda in nessuna misura le somme riconosciute ai famigliari delle vittime» e che «non risponde al vero che quanto versato alla nuova Itavia sia stata oggetto di qualsivoglia ipotesi di malversazione».
E che anzi, gli investimenti «hanno fruttato e portato nelle casse della società oltre 10 milioni di euro per i soli rendimenti maturati». Hanno poi sottolineato che «qualsiasi riferimento a sottrazione dei risarcimenti o azzeramento degli stessi è priva di qualsivoglia fondatezza».
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