Roma, Calenda si candida e manda in tilt il Pd. "È un favore alla destra"

I dem: partecipi alle primarie. La replica: non ha senso. Lapo Elkann si schiera con l'ex ministro

Roma, Calenda si candida e manda in tilt il Pd. "È un favore alla destra"

Motore, ciak, azione. Calenda, fuori dal Pd, spariglia le carte dei dem nella corsa alle comunali capitoline autoproponendosi come candidato del centrosinistra. L'ex ministro dello Sviluppo economico, intervistato da Fazio, ha ufficializzato di essere in gara per il Campidoglio.

Il blitz, per quanto annunciato, scompiglia il Pd. Il segretario Dem, Nicola Zingaretti, prova a disinnescarlo aggrappandosi alle primarie. «La partecipazione popolare è un immenso patrimonio per vincere le elezioni», spiega Zingaretti, aggiungendo che quel percorso «è aperto a tutti, e quindi anche a lui». Ma «lui», il diretto interessato, non sembra affatto propenso a passare per le primarie. E anzi, con la pandemia che si riaffaccia, alle primarie, vero feticcio democratico, assesta un paio di colpi, definendole sostanzialmente inutili e inopportune.

Un attacco in piena regola, andato in onda davanti alle telecamere dell'Aria che tira, su La7. «Quello delle primarie per Roma», ha spiegato, è «un discorso privo di senso», trovandoci «in un momento in cui ci dicono che più di sei persone non possono stare a mangiare nello stesso tavolo». Ma oltre al Covid, la questione è anche quella della partecipazione. Perché, ricorda Calenda, l'ultima volta a votare per le primarie sono stati in 40mila, e «se le primarie per Roma avranno numeri bassi, diventano uno scontro tra truppe cammellate», insomma «sono sbagliate». E un candidato c'è già: lui. «Ci fosse stato un candidato forte e credibile, questo problema non si sarebbe posto», insiste Calenda, «sarebbe stato più facile per il Pd appoggiare uno dei loro. Ma uno di loro non c'è, e si devono accontentare».

Al momento, però, più che accontentarsi nel Pd in molti storcono il naso. Come Enzo Foschi, vicesegretario del Pd Lazio: «Calenda può partecipare con altri al progetto politico e civico che stiamo tutti assieme costruendo oppure può decidere di andare da solo e fare un grande favore alla destra». Anche l'ex Guardasigilli e vicepresidente Pd, Andrea Orlando, con Calenda nel governo Renzi, invita l'ex collega a «non delegittimare le primarie».

Calenda incassa però un mezzo endorsement dal capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci («È oggettivamente un buon candidato») e il pieno appoggio di Italia Viva e anche di +Europa, che in una nota congiunta firmata da Emma Bonino, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi si dice «pronta a sostenerlo con convinzione». Anche un botta e risposta su Twitter con l'ex ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca si risolve con la proposta di Calenda di «fare ticket lavorando insieme».

Poi a cinguettare è l'amico Lapo Elkann, che «tifa» per Calenda e giura che non c'è «miglior candidato» per rilanciare Roma ripartendo dalle periferie. Un appoggio «pericoloso», che infatti innesca la sarcastica replica del consigliere comunale Pd Zannola: «Lapo Elkann con Calenda. Continua il radicamento popolare nelle periferie di Roma».

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