Dalla Romania in Italia per il reddito grillino. C’è l’ombra di un racket

Il sistema svelato dall’ultimo blitz: carte false e 95% di domande al Nord per ottenere i soldi

Dalla Romania in Italia per il reddito grillino. C’è l’ombra di un racket

Viaggiavano su auto di lusso, non avevano la residenza in Italia da dieci anni o non avevano mai vissuto nella nostra nazione, eppure percepivano il reddito di cittadinanza voluto dai grillini.

L’ennesima operazione che smaschera tutte le falle del sistema sussidi riaccende il fuoco (mai spento) della polemica contro questa misura di aiuti che però non ha creato lavoro e spesso è finita in mani sbagliate. Il caso di Ozzano Emilia (Bologna) ne mette in luce le gravi lacune e i mancati controlli. Il comandante dei carabinieri di San Lazzaro di Savena (Bologna), maggiore Giulio Presutti, spiega come i 115 cittadini romeni (e una brasiliana), facessero questi viaggi «d’affari» partendo dalla Romania per venire in Italia, in particolare a Milano, per poi rimanerci fino a quando l’Inps non approvava la loro domanda di ottenimento del reddito di cittadinanza.

Nella pratica, chi chiede il reddito di cittadinanza va in un Caf e presenta un’autocertificazione. Dopo è l’Inps che, tramite gli enti preposti, deve verificarne l’attendibilità. Ad esempio, è l’Inps che chiede all’anagrafe se il richiedente risulta essere residente in Italia. Ed è lì che nasce il problema: a volte i comuni più grandi non rispondono tempestivamente, ricevendo moltissime richieste ogni giorno. E intanto l’Inps, per rispettare i tempi previsti dalla legge, è obbligata a concedere il beneficio. Il risultato è che, nel frattempo, chi dichiara il falso quei soldi li percepisce lo stesso. Questi romeni, dopo aver ritirato la carta alle Poste e, soprattutto, dopo aver riscosso l’assegno, ritornavano belli tranquilli in Romania. La maggior parte delle richieste sono state fatte al Nord, il 95% presso i Caf di Milano tramite autocertificazioni false e ciò lascia aperti molti spunti investigativi tant’è che non si esclude che dietro possa esserci anche una rete rom o una organizzazione criminale. Queste persone, tra i 18 e i 66 anni, sono state tutte denunciate a piede libero per false dichiarazioni per indebita percezione del reddito di cittadinanza. Il danno allo Stato è di 300mila euro.

Il loro modus operandi era piuttosto semplice e collaudato: si fingevano poveri ma in realtà non lo erano. Non dichiaravano auto di cilindrata superiore ai 1.600 cc (alcuni di loro possedevano veicoli di grossa cilindrata), presentavano più domande per nucleo familiare (vietato dalla legge), dichiaravano di essere residenti in Italia da oltre dieci anni mentre alcuni di loro non ci avevano mai messo piede. I più venivano solo per attivare la procedura istruiti dai loro amici rom dei campi italiani. «Qui votiamo Pd e 5Stelle e prendiamo tutti il reddito di cittadinanza », disse tempo fa il capo dei rom del campo di Chiesa Rossa alle porte di Milano, insediamento legale solo sulla carta, ma invece teatro di criminalità, sparatorie e discariche a cielo aperto.

Nel mese di giugno, nel comune di Pianoro (Bologna), i carabinieri avevano già denunciato 27 rumeni, accusati anch’essi di indebita percezione del reddito di cittadinanza per un totale di 47.900 euro.

Anche loro avevano fatto richiesta del reddito di cittadinanza – pur non avendo i requisiti – tramite Caf di Milano, circostanza che avvalora ancora di più l’ipotesi che dietro potrebbe celarsi una vera e propria rete criminale che parte dai campi rom e organizza questi viaggetti d’affari in Italia. Offerti dai Cinquestelle.

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