La rossa Emilia non ferma l'avanzata dei lumbard

Da Reggio Emilia a Ferrara i candidati sindaci del Pd non riescono vincere al primo turno

La rossa Emilia non ferma l'avanzata dei lumbard

A dispetto delle previsioni, la linea gotica del Pd alle amministrative ha retto. Se nelle urne europee la Lega è il primo partito in quasi tutta Italia, i risultati delle comunali raccontano una storia diversa, dove i sindaci in carica quasi tutti di centrosinistra - generalmente ottengono la riconferma. A cominciare dalla città più importante di quelle che dovevano rinnovare il sindaco, cioè la Firenze di Matteo Renzi dove Dario Nardella, l'erede dell'ex premier a Palazzo Vecchio, a metà scrutinio viaggia attorno al 57 per cento. Il suo sfidante, Ubaldo Bocci, che dietro di sé radunava il centrodestra ricompattato dall'opera di convincimento svolta da Denis Verdini, non va oltre il 26%.

Resta in sella a furor di popolo anche Antonio Decaro, altro pupillo renziano: nel gennaio 2014 l'allora segretario del Pd e futuro premier lo fece dimettere da parlamentare per lanciarlo verso la carica di sindaco di Bari e oggi lui raddoppia, con una messe di voti superiore al 60 per cento. Pasquale Di Rella, il rivale di centrodestra, è sotto il 30.

Pure Giorgio Gori, a Bergamo, ha retto i colpi di Giacomo Stucchi, mastino leghista, e con il 55 per cento dovrebbe passare al primo turno. L'ex manager televisivo aveva tentato invano la scalata alla Regione Lombardia e fu frenato da Attilio Fontana, ma la sconfitta di un anno fa non ha pesato sul giudizio che i bergamaschi hanno di lui. Al comitato elettorale di Gori la festa è cominciata molto prima che si conoscesse l'esito definitivo: sua moglie, la giornalista tv Cristina Parodi, ha messo la maglietta bianca della campagna elettorale con la scritta «Sempre con Giorgio» distribuendo grandi sorrisi. Anche a Pesaro il Pd ha riconfermato uno dei sindaci più in vista della stagione renziana, Matteo Ricci, che fu vicepresidente del Pd con Renzi segretario. Ricci ha ripetuto la vittoria al primo turno di cinque anni fa con il 57%.

L'avanzata leghista ha invece fatto breccia nel predominio della sinistra lungo la via Emilia. Si è votato a Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Forlì e Cesena, oltre che in un gruppo di Comuni attorno a Bologna. A Modena Gian Carlo Muzzarelli (Pd) passa senza ballottaggio, così pure i sindaci dell'hinterland felsineo, da Casalecchio di Reno a Castel San Pietro Terme, passando da Zola Predosa e soprattutto da San Lazzaro di Savena, dove Isabella Conti, avvocato di 37 anni che, ha ottenuto la riconferma sfiorando l'80 e anteponendo al simbolo del Pd quello di una lista civica con il suo nome. Ma il centrodestra a trazione leghista (sono del partito di Salvini quasi tutti i candidati sindaco della coalizione) arriva al ballottaggio a Reggio Emilia, Cesena, Ferrara e Forlì: in queste due ultime città è in testa. A Ferrara, in particolare, la patria di Dario Franceschini, il leghista Alex Fabbri è a un soffio da un successo al primo turno.

Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia uniti vincono al primo turno a Perugia con il riconfermato Andrea Romizi (contro l'ex mezzobusto del Tg3 Giuliano Giubilei), a Potenza con Mario Guarente, a Pavia con Mario Fracassi, a Pescara con Carlo Masci, e vanno al ballottagio a Campobasso e Cremona.

Ad Avellino, dopo 5 anni da sindaco, il grillino Ferdinando Picariello raccoglie un magro 13% che lo relega al quarto posto: al ballottaggio andranno Luca Cipriano (centrosinistra) e il civico Gianluca Festa. Avellino fa il paio con il crollo di Livorno e mette il sigillo sul flop dei 5 stelle che segue ogni loro esperienza di governo.

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