Un forte rumore metallico, poi l'inferno. «Ho visto una fiammata, lo scoppio e il fumo». Pierfrancesco Firenze è salvo per un pelo, era all'esterno della centrale con altri due operai, trenta metri sopra i 15 colleghi, quando è esploso il livello meno 8 della centrale idroelettrica di Bargi. Omicidio plurimo colposo e disastro colposo le ipotesi di reato, per ora contro ignoti, ipotizzate dalla Procura di Bologna. Il fascicolo è affidato dal procuratore capo Giuseppe Amato ai pm Flavio Lazzarini e Michela Guidi che avrebbero già ascoltato i responsabili delle tre imprese incaricate della manutenzione straordinaria dell'impianto pompa-turbina, Siemens Energy srl, Abb Italia e Voith.
Difficili, se non impossibili, le ricerche dei dispersi. «L'acqua ha riempito il nono e il decimo piano» spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Bologna Ettore Bramato. «La pressione dell'acqua è una situazione delicata da monitorare» aggiunge. Le perizie, disposte appena i locali torneranno agibili, dovranno stabilire esattamente cosa ha provocato l'esplosione che ha fatto collassare il solaio del livello meno 9, il pavimento del locale in cui stavano lavorando i tecnici, facendo entrare l'acqua dall'invaso. Succede tutto nel momento del collaudo della turbina, forse per un corto circuito provocato dalla rottura di un elemento meccanico. Un rumore assordante sentito a chilometri di distanza, come racconta una scolaresca in gita sulle rive del lago Suviana. Tre i superstiti che riescono a raggiungere le scale di emergenza e risalire in superficie mentre gli altri 12 operai avvolti dalle fiamme precipitano al livello inferiore già semi-sommerso. Tre morti recuperati subito dopo il disastro, cinque feriti di cui uno in gravissime condizioni per le ustioni riportate, quattro uomini ancora da portare in superficie.
«Io lavoro in azienda da un paio d'anni, ci occupiamo di quadri e impianti elettrici. Eravamo già stati 4-5 volte all'interno della centrale di Suviana. Andavamo sempre con il nostro titolare, Mario Pisani, ci spiegava il lavoro. In questi giorni ero in mutua. Ho saputo dal giornale e dal tg cos'era successo» racconta Diego Ottonello, 45 anni, operaio genovese all'interno dell'azienda Engineering automation srl, con sede a Mele, sulle prime alture dell'entroterra di Genova, e collega delle tre vittime accertrate, Mario Pisani, Pavel Petronel Tanase e Vincenzo Franchina. «I miei colleghi sapevano cosa fare - sottolinea Ottonello - non escludo ci sia stato qualche altro problema. Tra l'altro erano andati neanche per lavorare ma per effettuare una supervisione a un lavoro che era già stato fatto, stavano controllando, non dovevano neanche trovarsi lì. Ho letto che i dipendenti di altre ditte avevano sentito rumori strani da una turbina che girava a livelli più alti del normale e poi c'è stata l'esplosione».
Un bilancio gravissimo per un incidente che, forse, si poteva evitare. La proprietaria dell'impianto, Enel Green Power, in una nota «esprime profondo cordoglio e vicinanza a tutte le vittime e alle loro famiglie. L'azienda continuerà a dare ogni forma di collaborazione alle autorità per accertare i fatti. L'ad Salvatore Bernabei si è recato sul posto per coordinare le attività. Nella centrale erano in corso lavori di efficientamento che Enel Green Power aveva contrattualizzato con tre aziende primarie, Siemens Energy, Abb e Voith. Il collaudo del primo gruppo di generazione era terminato nei giorni scorsi, era in corso il collaudo del secondo gruppo».
Sospese, nel pomeriggio di ieri, le ricerche. «Ingegneri e tecnici stanno valutando la sicurezza - spiega il comandante dei sommozzatori della GdF Giovanni Cirmi - Tecnici Enel Green Power e vigili del fuoco stanno facendo delle valutazioni, poi proseguiremo le ricerche. La struttura non riporta problemi visibili all'esterno». «Speriamo che le ricerche, che vanno avanti in condizioni difficilissime, possano riuscire a trovare qualcuno ancora vivo - dichiara il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin - Nell'inchiesta si tratterà di capire qual è il motivo di questa esplosione. È un incidente di dimensioni enormi, imprevedibile. Si trattava di un collaudo di un impianto rinnovato, efficientato, fatto da imprese altamente specializzate. I lavori erano finiti e andavano consegnati. Adesso l'emergenza è fermare la crescita dell'acqua e salvare qualcuno dei quattro».
Michele Bulgarelli, segretario Cigl di Bologna, chiede: «Con quali contratti lavoravano i tecnici dentro la centrale di Suviana? Scopriamo che uno di loro era un pensionato di 73 anni a partita Iva. Che mondo del lavoro è questo?».
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