«Non abbiamo paura della sarda dell'ultima ora, vencem' nu, saremo già con 10 punti di vantaggio all'una di notte». Abbandonato ogni scongiuro, il tendone piazzato nel cuore del capoluogo abruzzese ieri ha fotografato l'ultimo miglio del governatore uscente Marco Marsilio (FdI), che punta alla riconferma (col voto di domani) sostenuto dall'intero centrodestra, mentre Alessandra Todde è a pochi metri a incoraggiare l'avversario Luciano D'Amico. Tornata regionale, certo. Ma che ha portato nella regione, borgo per borgo, leader e ministri. Dice Gasparri (FI): «Non è l'Ohio, è l'Abruzzo ed è anche più bello». Il vicepremier Tajani, dopo 7 comizi, da Francavilla aggiunge: «Ho parlato con Gianni Letta, che ha fatto tanto per l'Abruzzo e incoraggia Marsilio, messaggio che dimostra quanta attenzione ci sia da parte di tutti».
A L'Aquila il presidente uscente conclude con mezza dozzina di parlamentari, il vicepresidente della Camera Rampelli e con i «colleghi» Francesco Acquaroli (Marche), Francesco Roberti (Molise), Francesco Rocca (Lazio), Donatella Tesei (Umbria). Un modo, riassume la governatrice, per testimoniare che oggi rappresentiamo la forza di «un centro Italia che è la cerniera del Paese». Non ci sono più i corridoi con le barelle nei pronto soccorso, sostiene Marsilio, toccando il tema sanità su cui il Pd lo attacca. Ricorda piuttosto la gestione Covid vissuta con l'eredità lasciata dal dem D'Alfonso. C'è anche il ministro della Cultura Sangiuliano, sul palco, che tuona: «Il Pd sta frignando perché per l'Abruzzo sono attivi 200 milioni per la Cultura, i fondi Pnrr, quelli per i musei, il treno storico e i 5 milioni trovati grazie allo stimolo di Marsilio per completare il teatro dell'Aquila, quelli per i parchi, per ampliare scavi archeologici e potenziare il sistema culturale, lo spettacolo, la musica, ed efficientare chiese per renderle antisismiche, a chi dovevo dare quei soldi, ai loro amichetti che fanno film con 14, 20 spettatori e guadagnano milioni?». Il terremoto ha lasciato segni. Marsilio vanta dal palco «una ricostruzione che con Guido Castelli commissario viaggia a velocità doppia» rispetto alla gestione dem: «Da 12 pratiche a 12 mila», attacca. Ne ha per Conte e Schlein, rigettando l'accusa d'essere un «pendolare», e per certa stampa: «Ha fatto 185mila km, mi rimprovera Il Fatto. No, ne ho fatti mezzo milione per portare a casa risultati, non stavo e non starò chiuso negli uffici, metto il dito nella piaga». Tajani si dice «ottimista» sia per Marsilio sia per la lista di Fi. Rush finale, mentre il «campo abnorme» (copyright Marsilio) prosegue alla spicciolata. «Non possono salire insieme sullo stesso parco».
E la bacchetta «di sinistra» Enrico Melozzi, direttore d'orchestra tra quelli del Festival di Sanremo, che con coraggio da Teramo dice: sarebbe «da idioti» non votarlo perché «negli ultimi 5 anni l'interesse per la nostra terra è schizzato più in alto».
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